Criminalità organizzata e politica: un connubio che sovente ha trovato effettiva applicazione nella realtà e che nel corso delle ultime concitate vicende emerse dalle mura casertane, conferma di essere un modus operandi saldamente radicato nel costume sociale del nostro Paese.
I casalesi, uno dei clan più autorevoli su scala mondiale, in termini di potere economico, criminale e non solo. Dietro l’ennesima, trista vicenda di mala-politica ci sono loro. Ancora una volta. Nell’ambito dell’ultima inchiesta della Dda di Napoli sul clan camorristico capeggiato da Michele Zagaria, a finire nell’occhio del ciclone è proprio la classe politica casertana, capeggiata dall’ex sindaco di Trentola Ducenta, Nicola Pagano.
Il nome di quest’ultimo figura nell’elenco degli indagati nell’ambito dell’inchiesta; tra i destinatari dell’ordinanza cautelare figura poi l’ex assessore di Trentola Ducenta Luigi Cassandra, già sotto processo con Michele Zagaria per intestazione fittizia di beni, il responsabile dell’ufficio tecnico del comune e l’imprenditore proprietario del centro commerciale Jambo, Alessandro Falco.
Sono, inoltre, ancora irreperibili i 4 indagati raggiunti dal provvedimento restrittivo emesso dal Gip di Napoli, tra cui l’attuale sindaco di Trentola Michele Griffo.
Da fonti investigative si apprende che c’è il forte sospetto che sul blitz ancora in corso possa esserci stata una fuga di notizie. Una prassi prevedibile al cospetto di trame di potere così fitte ed intelaiate, nonché capaci di beneficiare di amicizie importanti, quelle che, in questi casi, sanno perfino diventare “preziose”. I rapporti tra i politici coinvolti nell’inchiesta e gli uomini del clan Zagaria si sarebbero concretizzati nella disponibilità da parte del sindaco Griffo – e degli altri amministratori e funzionari comunali coinvolti – ad emettere licenze, convenzioni e appalti pubblici per soddisfare le esigenze del clan e degli imprenditori ad esso vicini. In cambio, Griffo avrebbe ottenuto appoggio elettorale da parte della cosca.
Una delle più classiche e consolidate forme di “dare-avere”, quindi, alla base del sodalizio che sancisce l’ennesimo comprovato matrimonio tra politica e camorra. Un escamotage prolifero e redditizio per ambedue le parti, utile a consolidare il potere reciproco, incrementando i business della criminalità, oltre che l’egemonia territoriale di una classe politica palesemente indegna di rappresentare e curare gli interessi della cittadinanza onesta.