Dati preoccupanti quelli emersi dal Dossier Caritas 2017.
A partire dalla crisi economica del 2008, infatti, la percentuale degli italiani ha cominciato a salire sempre più, passando dal 38,2% del 2008 al 64,6% attuale. A chiedere aiuto sono soprattutto le donne (54,7%). Un dato che emerge forte dal Dossier Caritas presentato a Napoli, come accade di consueto.
Le donne si rivolgono alla Caritas per soddisfare le esigenze dell’intero nucleo familiare.
Il volto della povertà in Campania ha oramai l’aspetto del disagio familiare diffuso, piuttosto che quello della singola persona che vive condizioni di totale esclusione sociale. Vivono in famiglia il 69,6% delle persone ascoltate, in pratica sette su dieci. Se ci si riferisce poi solo alla componente autoctona, risulta che l’81,7% degli italiani che frequentano la Caritas sono inseriti in un contesto familiare. La tipologia di famiglia più diffusa nei centri di ascolto è quella con coniuge e figli, che rappresenta quasi la metà del totale. È significativa anche la percentuale di famiglie monogenitoriali con figli, a dimostrazione che quando è solo uno il punto di riferimento genitoriale aumentano le possibilità di disagio sociale.
Le famiglie con coniuge, ma senza figli, sono rappresentate principalmente da anziani i cui figli vivono ormai altrove. In questo caso le problematiche non sono solo di carattere economico, ma incide molto la solitudine ed il senso di abbandono.
Il dato relativo allo stato civile arricchisce ancor più il quadro familiare della povertà, giacché esattamente la metà delle persone ascoltate risulta coniugata. Se a questo dato si aggiunge quello relativo ai cosiddetti nuclei spezzati (vedovanza, separazione legale e divorzio), che complessivamente raggiungono il 23,4% del totale, si può affermare che il 73,4% delle persone ascoltate, ovvero tre su quattro, hanno avuto o hanno in essere un matrimonio. I nuclei spezzati pesano in particolare sulle donne, molto più fragili a livello occupazionale e su cui in molti casi grava in maniera esclusiva la responsabilità dei figli. A riguardo occorre sottolineare, però, che nei casi di separazione o di divorzio i costi della vita, soprattutto quelli abitativi, vengono praticamente a raddoppiarsi, pur se le entrate economiche restano le medesime. Di questa situazione sono vittime molti padri separati che, nonostante abbiano un lavoro, rischiano di finire a vivere per strada, incapaci di sostenere le spese alloggiative per la famiglia e per loro stessi.
Dall’approfondimento realizzato su povertà e famiglia emergono ancora alcuni elementi davvero significativi: i 2/3 delle famiglie che si rivolgono alla Caritas vivono con meno di 500 euro al mese e non sono in grado di affrontare alcuna spesa imprevista. Emerge poi che se in Italia vivono 4,1 milioni di persone con disabilità, pari al 6,7% della popolazione, nelle famiglie che si rivolgono alla Caritas la percentuale di persone con disabilità è quasi tripla. Del resto i dati Censis confermano che il vero perno del welfare è proprio la famiglia, sulla quale ricade di fatto la responsabilità e il peso dell’assistenza della persona con disabilità, soprattutto in età adulta.
Il Dossier regionale sulle povertà in Campania è una pubblicazione annuale realizzata sin dal 2004 dalla Delegazione regionale Caritas, per dare una voce ed un volto ai tanti poveri che ogni giorno si rivolgono ai Centri di Ascolto in cerca di aiuto. Lo sforzo compiuto in questi anni dalle Caritas diocesane della Campania ha permesso di evidenziare gli aspetti fondamentali del fenomeno della povertà in Campania, ma soprattutto ha mostrato come questo sia cambiato e sia evoluto nel tempo.
Hanno un domicilio il 92,3% di coloro che si rivolgono alla Caritas, anche se l’approfondimento sulla famiglia ha fatto emergere che il 29,1% degli intervistati vive in un’abitazione poco adeguata e per l’8,5% lo stato dell’abitazione è addirittura pessimo.
Relativamente ai bisogni delle famiglie, occorre sottolineare che molte sono in condizione di multiproblematicità.
Per quanto riguarda le reti di sostegno alle famiglie in difficoltà, si evidenzia la presenza di una rilevante rete di supporto di tipo familiare o parentale ed anche una significativa rete di supporto di tipo amicale. In particolare, però, l’analisi delle reti di supporto evidenzia che è quella ecclesiale a cui gli intervistati si rivolgono maggiormente. Nella 64,4% dei casi, infatti, gli utenti dei C. di A. dichiarano che abitualmente si avvalgono di una rete legata alla parrocchia. Questo dato è ovviamente influenzato dall’aver interrogato famiglie che si rivolgono di per sé già alla Caritas. È significativo, però, che ben 2/3 delle persone ascoltate dichiarano che usualmente trovano un supporto dall’ambito ecclesiale, non solo per un sostegno di tipo materiale, ma anche per un aiuto complessivo rispetto ai loro bisogni. Ciò dimostra che la parrocchia rimane ancora un punto di riferimento importante del territorio e, come evidenziano molti degli intervistati, spesso è anche l’unico.
Le richieste principali ricevute dalla Caritas riguardano i pacchi viveri (49,5%), sussidi economici per il pagamento bollette (31,9%), un alloggio (17,0%), l’accesso ad empori o market solidali (15,8%), un lavoro (14,2%), l’accesso alla mensa (13,3%) e vestiario (8,2%). L’analisi della domanda in base alla cittadinanza evidenzia però una diversità di richieste ai Centri di Ascolto, rispetto alle varie tipologie. Gli italiani domandano maggiormente sussidi per il pagamento di bollette o per l’alloggio, ascolto approfondito ma anche accesso ad empori/market solidali. Gli stranieri domandano più pacchi viveri, lavoro, l’accesso alla mensa, il vestiario e soprattutto un alloggio. Da queste richieste non emerge per nessuna delle due categorie una diversità rispetto all’approccio assistenziale, piuttosto si connotano bisogni differenti che si traducono per entrambe le categorie in richieste progettuali solo in un numero limitato di casi.
Come per le richieste, anche per gli interventi vi è una diversificazione tra italiani che ricevono maggiormente sussidi economici per il pagamento di bollette e gli stranieri che ricevono più viveri ed accessi alla mensa. Da questi dati è evidente che il compito della Caritas in molti casi rischia di essere travisato e che c’è il pericolo che i Centri di Ascolto possano trasformarsi in centri di distribuzione. Proprio per scongiurare questa possibilità, la Delegazione regionale e le Caritas diocesane proseguono il loro impegno in ambito formativo, affinché identità e metodo Caritas non vengano smarriti.