Reggio Calabria, 7 gennaio 2011 – Il 25enne parrucchiere Giuseppe Sorgonà viene assassinato mentre è in macchina con suo figlio di appena 2 anni. Una vita semplice e normale, lavorava come parrucchiere in un centro estetico di cui era proprietario, nessun contatto con la criminalità. Un bravo ragazzo, insomma, come ribadisce anche il sacerdote durante la celebrazione del funerale.
Ogni anno l’associazione fondata a suo nome organizza a Mosorrofa, il suo paese, un torneo di calcetto perché, come cita uno striscione puntualmente esposto “Nessuno riuscirà mai a spegnere il tuo sorriso”.
Il giovane, incensurato, quella sera, dopo una tranquilla e consueta giornata lavorativa, era appena salito in auto, sulla sua Fiat500, insieme al figlio di due anni e mezzo che era seduto nel sedile posteriore sul seggiolone. Giuseppe stava tornando a casa, nel quartiere di Mosorrofa dove viveva ed era conosciuto e voluto bene da tutti. Mosorrofa è una frazione collinare di Reggio, e per arrivarci bisogna percorrere una strada in salita buia e poco frequentata: gli assassini, invece, hanno scelto di freddarlo in pieno centro, nella trafficatissima via de Nava, senza porsi il problema di essere visti da qualcuno. Infatti mentre la Fiat500 stava percorrendo Via De Nava, gli si è affiancata una moto di grossa cilindrata con in sella due persone una delle quali ha iniziato a sparare dei colpi di pistola. Sorgonà è stato raggiunto alla testa e al braccio ed è morto all’istante. L’auto è sbandata ed è andata a schiantarsi contro un palo della luce. Subito dopo il bambino, che è rimasto illeso, è stato soccorso da alcuni passanti ed accompagnato in ospedale con una ambulanza del 118: è rimasto illeso, nonostante in evidente stato di choc al momento del ritrovamento. La convinzione degli investigatori è che gli assassini non si siano accorti che insieme a Sorgonà ci fosse il bimbo, anche perchè la vettura aveva il lunotto ed i vetri laterali posteriori oscurati.
Per tutta la notte gli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria hanno sentito i familiari e gli amici della vittima per ricostruire i suoi ultimi spostamenti e per accertare se nell’ultimo periodo aveva avuto contrasti con altre persone. Il quadro emerso dalle indagini è quello di una persona tranquilla e che trascorreva le sue giornate tra il lavoro e la famiglia.Gli investigatori, sulla base delle modalità dell’agguato, ipotizzano che si sia trattato di un omicidio compiuto da professionisti. Il venticinquenne, secondo i primi accertamenti del medico legale, è stato colpito da due proiettili calibro 9 e quello mortale lo ha raggiunto alla testa.
Tutt’oggi amici e parenti del giovane chiedono verità e giustizia.