7 ottobre 2017: un sabato sera come tanti, ma non per le sorelle Vitagliano. Residenti a Ponticelli, in via Botteghelle, le due sorelle di 61 e 71 anni, avevano un nipote di 39 anni, affetto da problemi di tossicodipendenza. Quella sera, il 39enne evade dai domiciliari e bussa alla porta delle zia, alla quale ha sferrato diverse coltellate contro Rosa Vitagliano, la zia 61enne, fino ad ucciderla, e ha ferito Maria, l’altra zia più anziana che nel frattempo invocava aiuto, ferendola al collo e alla testa. Anna, la figlia di Rosa, dovette assistere alla morte della madre senza poter far nulla per impedirle quello strazio: dopo aver provato a fermare il cugino, sarebbe corsa verso casa riuscendo a chiudere la porta in tempo per evitare di essere raggiunta.
L’uomo, dopo essersi accanito contro le zie, tentò di sottrarsi alle forze dell’ordine fuggendo sui tetti con il coltello insanguinato ancora tra le mani. Secondo una prima ricostruzione dei militari, alla vista dei carabinieri ha gettato l’arma ed è stato quindi bloccato.
Gli inquirenti ritengono che al momento dell’omicidio fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
Nell’appartamento del 39enne gli inquirenti hanno trovato 4 grammi di cocaina e dei foglietti con annotati nomi e cifre.
Secondo persone a lui vicine avrebbe in diversi altri casi già mostrato segni di squilibrio, una delle ragioni per cui il 39enne era in cura presso il Sert della sua zona.
Per questo motivo, durante la mattinata di martedì 5 giugno, è stato condannato in primo grado a diciassette anni e quattro mesi di reclusione, Pasquale De Liguori, il 39 enne di Ponticelli che uccise la zia a coltellate e ne ferì una seconda per motivi economici. Il processo si è svolto con il rito abbreviato, il che prevede lo sconto di pena, all’imputato, inoltre, è stata riconosciuta la semi infermità mentale. Infatti alla sentenza c’è anche una appendice di condanna di tre anni da trascorrere in una casa di cura stabiliti come misura di prevenzione perché una perizia psichiatrica, disposta nel corso dell’inchiesta, ha accertato i problemi che hanno condizionato la sua stabilità mentale.
Per il pubblico ministero, si trattò di una violenza che Pasquale De Liguori avrebbe premeditato e pianificato. La difesa aveva sostenuto la totale incapacità di intendere e di volere dell’imputato chiedendone l’assoluzione. Il pubblico ministero di udienza aveva concluso per la seminfermità mentale dell’imputato chiedendo una pena di quasi quindici anni di carcere, ma il gup Perrella però ha inflitto una condanna superiore a quella richiesta dal pm.