È terminata da poco l’ultima partita amichevole che Benitez ha avuto a disposizione per tastare e testare tenuta atletica ed accorgimento tattici in vista dell’ormai imminente partita di andata contro gli spagnoli dell’Athletic Bilbao per conquistare un posto in Champions.
Volendosi soffermare sul “calcio giocato” andrebbero sottolineate le prestazioni di Koulibaly che continua ad impressionare positivamente, confermandosi, di partita in partita, il miglior compagno di reparto auspicabile per il “pilastro-Albiol”, un Marek Hamsik che sembra essersi decisamente ritrovato e un Higuaín che ribadisce il suo status di “seminatore di panico in aria di rigore”.
In sostanza, il Napoli ha perso contro un Paris Saint Germain palesemente più addentrato nelle dinamiche che contraddistinguono e demarcano la stagione calcistica, ma quello che andrà a “creare il caso”, quindi, l’aspetto destinato ad ergersi ad “argomento cardine” dei dibattiti calcistici che terranno banco nei prossimi giorni, è senza dubbio rappresentato dagli incresciosi ed ingenerosi fischi indirizzati ad uno dei due “ex di lusso” presenti in campo: Edinson Cavani.
Mentre Ezequiel Lavezzi, l’altro “ex pezzo di cuore azzurro” approdato in Francia due anni fa, ha ricevuto la standing ovation da parte del pubblico che gremiva gli spalti del San Paolo, al Matador Cavani è stato riservato il trattamento opposto.
Due pesi e due misure tanto incomprensibili quanto fuori luogo, a fronte dei 104 gol siglati dall’attaccante uruguaiano con la maglia del Napoli e che non poco hanno inciso sulle sorti della squadra, portandola, infatti, a raggiungere traguardi che, negli anni antecedenti, risultavano essere semplicemente utopistici.
Era un Cavani palesemente emozionato quello che ha varcato le scalette collocate ai piedi della Curva B, i cui occhi, avvolti in un facilmente individuabile mantello di nostalgica commozione, lasciavano trapelare tutta la gioia tramutata in dispiacere per l’ingeneroso saluto tributatogli dai supporters azzurri. Il Matador beccato sistematicamente, per tutti i 45’ trascorsi all’interno del rettangolo verde, ogni volta che toccava la palla, non ha fatto nulla per nascondere il proprio disappunto per l’ostilità che gli pioveva addosso: stizzito, contrariato, abbandona il campo scuotendo il capo, perché proprio non riesce a comprendere le ragioni di quell’aspro odio.
Nella ripresa, viene sostituito da Ibrahimovic e non rientra più in campo.
Questo l’epilogo della sua storia d’amore con Napoli.
Triste, squallido, incomprensibile finale.
Napoli non gli ha perdonato l’addio o qualche parola “di troppo” esternata dopo la sua cessione al Psg, eppure risulta assai difficile legittimare quella sfuriata di disprezzo così sentita e decisa, perché rivolta ad un calciatore che dal primo all’ultimo istante, ogni volta che è sceso in campo indossando la maglia del Napoli, l’ha onorata e gremita di lustro ed onorificenze.
Questo, un tempo, per la gente di Napoli, era l’unico fattore degno di nota per garantire gloria eterna ad un calciatore.
Stasera abbiamo scoperto che “i tempi e le regole cambiano”.
Eppure, il sentore che inonda i sensi di chi assiste a quella bardata di fischi dall’alto, con gli occhi dello spettatore esterno, è che stasera “hanno perso “quei napoletani”, non il Napoli”.
Come fanno “quei napoletani” a sperare nell’acquisto di un calciatore di prestigio, in virtù dello spettacolo offerto stasera?
Come si fa a spiegare ad un top player o ad un calciatore legittimato ad aspirare di divenire tale che a Napoli si fischia e si contesta uno che ha scritto il suo nome tra quello dei più grandi di tutti i tempi nella storia del Napoli e anche nell’almanacco del calcio?
Ma, allora, siamo così sicuri che questa piazza “meriti” lo scudetto e sia pronta per il tanto agognato salto di qualità?