Difficile parlare e ragionare con freddezza di quanto è accaduto la settimana scorsa al Rione Traiano. Ma occorre farlo se ai soliti luoghi comuni sparati a raffica dalle varie testate giornalistiche nazionali e locali non si intende rispondere, come verrebbe naturale, con una caterva di insulti.
Sulle responsabilità penali del carabiniere, che in circostanze ancora poco chiare ha sparato a Davide Bifolco, indagherà chi di dovere. Inutile e squallido dunque cominciare processi sommari.
Ciò che più di tutto preoccupa è che dopo quest’altra ennesima tragedia cali il sipario con un sottofondo inaccettabile di idiozie considerate dai più riflessioni impeccabili.
Si è detto di tutto: che a Napoli si è camorristi per natura, che abbiamo la delinquenza nel sangue, che tutto sommato, se scappi ad un posto di blocco, la pallottola te la sei meritata, e via delirando.
Come se esistesse un “napoletano” con caratteristiche fisse e prevalentemente negative. Come se certe situazioni di disagio non dipendessero sostanzialmente da una povertà materiale e spirituale che diventa sempre più palmare e tangibile col passare del tempo.
Ma, per non cadere in una difesa della città che può sembrare quasi vittimismo, occorre dire una cosa, e dirla chiaro e tondo: è bello vedere gente che protesta per chiedere giustizia.
Bisogna però sperare che nei quartieri difficili, nelle zone di confine e di guerra, le persone comincino a ribellarsi anche contro chi rende le loro case dei letamai. Che le persone oneste, tante, che vivono nelle periferie disastrate di tutta la provincia di Napoli, la smettano di aspettare Godot, dandosi da fare, coordinando iniziative dal basso.
Non è semplice, anche perché, si sa, la politica da quelle parti si presenta solo per chiedere voti, per fare promesse regolarmente non mantenute. Per calmare gli animi dopo eventi luttuosi.
Ma onde evitare di trovarsi in condizioni che, lo si voglia o no, tendono a peggiorare in modo palese, c’è bisogno di una riscossa civile. Non basta dire: non siamo tutti camorristi e delinquenti. Va dimostrato coi fatti. Alcuni già lo fanno. Ma è ora che lo facciano tutti. Se non per noi, almeno per quelli che verranno dopo di noi.