Anthony Andaloro è il blind chef che sta diventando sempre più popolare e seguito sui social. Di speciale ha la generosità e la disponibilità che lo contraddistinguono e che rendono un’intervista una piacevole chiacchierata. Scopriamo di più su di lui e sul suo lavoro…
Innanzitutto volevo farLe i complimenti perché c’è chi pensa che dopo un problema o un incidente ci si debba arrendere, invece Lei insegue le passioni e dimostra (come ho scritto in un articolo a Lei dedicato) che ci sono varie strade attraverso cui si può arrivare a un obiettivo… Soprattutto di questi tempi, diamo più importanza alla vista, che forse è l’organo che abbiamo sviluppato maggiormente e quindi ci viene più facile utilizzare, in onore a questo culto della bellezza… Ma in realtà gli altri 4 sensi hanno la stessa importanza… E’ più o meno come avere un rene al posto di due…
Vorrei mandare un messaggio di forza agli altri non vedenti, affinché affrontino la vita con serenità. La vista non è fondamentale, infatti a volte ci inganna… La percezione è un mondo meraviglioso, anche le persone vedenti dovrebbero utilizzare di più gli altri quattro sensi. Ho impiegato 3 anni e mezzo della mia vita per poter percepire se il cucchiaio era pieno o era vuoto e non è facile, ci si deve lavorare molto sopra, ancora oggi ho da imparare. È un percorso giornaliero, l’importante è saper accettare le patologie, la malattie e la disabilità, cosa che molti non vedenti non vogliono accettare: si compiangono, invece deve essere ognuno completamente autonomo. Molti mi chiedono: “Come fai a cucinare al buio?”… Beh, bisogna reinventarsi e adeguarsi. Nella vita volere è potere. Nella zona di Bologna c’è un famoso scultore non vedente: basta avere un po’ di passione e buona volontà e si può raggiungere qualsiasi obiettivo. Io ne sono un altro esempio lampante. Sono un leone di segno e di fatto e non conosco la parola “fallimento”, sono caduto ma mi sono sempre rialzato, continuando a camminare a testa alta.
Com’è iniziata la passione per la cucina? Prima o dopo aver perso la vista?
Quando avevo 18 anni studiavo all’Accademia di Belle Arti a Milano, vivevo da solo, lontano da casa, e le cose erano tre: o imparavo a cucinare, o me ne andavo al ristorante o morivo di fame. Da lì ho incominciato ad imparare e mi sono appassionato. E a parte il mio lavoro, che poi dopo la laurea facevo giornalmente, la sera andavo nei ristoranti, dove ho iniziato a collaborare come aiuto cuoco e poi pian piano mi sono perfezionato, diventando cuoco. Però non ho mai frequentato la scuola alberghiera, è tutto amore per la cucina quindi autodidattico.
La ringrazio perché fa provare l’esperienza della “cena al buio”, io l’ho già vissuta anni fa e credo la debbano provare tutti almeno una volta nella vita…
Il mio ruolo non è solo in cucina, ma vado anche in sala e porto nel mio mondo i commensali, miei ospiti. I camerieri indossano caschetti per vedere al buio e così si possono muovere tranquillamente. Evitiamo così ulteriori spese per far muovere camerieri non vedenti e che quindi graverebbero sulla quota che invece va in solidarietà. E’ una piccola esperienza, non è che si riesca a capire al massimo il nostro disagio in sole 2 o 3 ore di cena… Anche io oggi, a distanza di ben 5 anni da quando ho perso la vista, ho ancora delle difficoltà e sto cercando di perfezionarmi per rendermi la vita il più facile possibile. Si tratta solo di un approccio in un contesto, ma ogni circostanza è ben diversa. Il messaggio che vorrei far passare è questo: in questa esperienza non cercate di capire, ma di percepire, anche minimamente. Solamente un non vedente ti può portare in un mondo al buio, una persona normodotata di vista non riuscirà mai a farlo… Queste cose si devono fare solo per raccolte fondi, solidarietà e per lanciare messaggi. Molte persone con cui collaboravo approfittano di ciò che hanno imparato da me per guadagnarci sopra. Capisco di essere come un bancomat per alcune persone… Ho il sesto senso, lo avverto… Ma do questa possibilità solo a chi sposa, come me, la solidarietà. La mia fanpage viaggia ad alta velocità, siamo arrivati adesso a distanza di 13 mesi a 27.400 fans in tutto il mondo, la maggior parte degli chef stellati arrivano a 5000 fans. Le ricette sono studiate appositamente in modo che altri disabili, altri non vedenti possano realizzare quei piatti con la massima facilità, quindi c’è un certo lavoro dietro. C’è un interesse e una risposta. Sono l’unico blind chef in Italia, premiato con 5 stelle, sono uno degli chef più stellati però non me la tiro, sono sempre umile. Questa è una virtù. Mi fermo senza problemi per strada a parlare coi miei fans.
Qual è il Suo piatto più apprezzato dai clienti?
Il mio cavallo di battaglia è la mia lonza in salsa di agrumi al profumo di cointreau, che ha suscitato molto interesse anche sulla mia fanpage, con quasi 8000 visualizzazioni in due giorni.
E quando è solo in casa, non ci sono clienti, non è a lavoro, cucina solo cose raffinate?
A volte preferisco anche pane con pomodoro e cipolla, classico.
E’ sposato? Ha mai provato a conquistare Sua moglie con una cena al buio?
Sono sposato da 17 anni con Luisa e ho tre splendidi figli: Dylan di 16 anni, Dayana di 10 e Bryan di 7. Quando mia moglie è a casa, le preparo le cene a lume di candela. Mia moglie è vicepresidente dell’associazione divenuta onlus “Oltre il buio” e vive tante cene al buio, è parte integrante del progetto. Nelle cene al buio che organizziamo, lo scopo è aiutare i bambini non vedenti, attraverso una raccolta fondi per cui presto sarà aperto un conto corrente.
E’ vero che il Suo obiettivo è Masterchef?
Oltre 65 articoli parlano di me, ma tra questi molti sono dei copia-incolla di informazioni sbagliate. Masterchef non è il mio obiettivo come concorrente o potenziale vincitore, semplicemente perché chef stellati non vi possono partecipare. Possono solo ricoprire il ruolo di giudici. In questa veste, chissà, un giorno…
Altri progetti in cantiere?
La fondazione Tooteko sta organizzando un evento per una raccolta fondi nell’arco del mese di aprile a Venezia, dove La invito ufficialmente. Ci saranno, poi, app per seguire la nostra Onlus “Oltre il buio”, sarà aperto un conto corrente. Stiamo progettando incontri nelle scuole alberghiere, per insegnare ai ragazzi a percepire, per avere un’esperienza più profonda del contatto col cibo. Il 24 aprile saremo a Bologna in un lussuoso hotel in zona fiera. Altri progetti in corso anche in Europa, 4 eventi su londra, 2 a Malta in collaborazione con l’Associazione non vedenti di Malta, un format in America in estate… Vogliamo lanciare il messaggio a livello internazionale, con progetti di educazione e ludici per bambini non vedenti, perché i genitori si svenano per sostenere spese mediche e interventi in Italia e all’estero. A Milano a giugno, in collaborazione con altre associazioni, ci sarà un mega-evento per portare Giulia, una bambina di 5 anni che è stata mia ospite, in America, per un intervento che potrebbe ridonarle la vista.