Parte qui il nostro viaggio alla scoperta della Fede Bahá’í, nata in Iran e diffusasi in Italia e nel mondo. In poche tappe, attraverso le risposte di Guido Morisco, esponente della comunità bahá’í, conosceremo le basi di questa realtà; chi volesse approfondire è libero di farlo…
In che cosa consiste questa religione?
La Fede Bahá’í si annovera fra le religioni monoteiste. Uno dei concetti fondamentali è l’unità di Dio. Dio è uno, il creatore, il padre di tutta l’umanità. Egli è trascendente la creazione e inconoscibile all’uomo. L’essere umano può pervenire ad una conoscenza degli attributi divini e del piano divino per l’umanità tramite quelle figure che chiamiamo Manifestazioni o Messaggeri di Dio, quali Mosè, Cristo, Muhammad, Buddha, Krishna, Zoroastro e, in tempi recenti, il Báb e Bahá’u’lláh, quest’ultimo il fondatore della Fede bahá’í. Un altro concetto fondamentale è l’unità della religione. La religione è una, ma si esprime attraverso vari sistemi religiosi, che fanno capo alle figure menzionate prima e rispondono alle diverse esigenze dell’umanità nel corso della storia. Altro principio cardine è quindi la progressività della Rivelazione divina: l’essere umano, fin dalla sua apparizione sulla terra, ha dato segno della sua natura spirituale, cioè di essere stato creato ad immagine e somiglianza di Dio. Il percorso attraverso il quale è giunto allo stadio presente ha previsto però diverse tappe, soprattutto nella sua relazione con gli altri esseri umani. Questo è il motivo per cui i vari sistemi religiosi esistenti si differenziano soprattutto per quanto riguarda le leggi sociali che propongono. Il piano divino per l’umanità di oggi prevede il pieno riconoscimento dell’unità del genere umano, pur nella sua diversità e la sfida che pone al mondo odierno è quella di riconoscere nei fatti questa natura comune e questa comune origine.
Quali sono i Testi sacri utilizzati come fonte?
La Fede bahá’í fa riferimento ad una moltitudine di scritti rivelati dal suo fondatore e interpretati da quelle figure che sono state designate come interpreti autorizzati degli scritti. Possiamo citare qui il Libro Più Santo, il libro che raccoglie le leggi e non solo, pubblicato nella sua versione integrale nel 1992 a cento anni dall’ascensione di Bahá’u’lláh.
Quali sono i luoghi di culto?
Fermo restando che, nelle parole di Bahá’u’lláh, ogni sito in cui “sia fatto cenno di Dio e la sua lode sia stata innalzata” è un luogo benedetto, sono previsti luoghi specifici di culto chiamati templi o Mashriqul-Adhkar , vale a dire Albe della rimembranza di Dio. Oggi esistono sette templi bahá’í, a Francoforte in Europa, a Wilmette in nord America, a Kampala in Africa, a Nuova Delhi in Asia, a Panama nel centro America, a Sydney in Australia, ad Apia (Samoa) per le isole del Pacifico. E’ in costruzione l’ottavo vicino a Santiago del Cile nel sud America. Gli architetti hanno sempre cercato di adattare il disegno al paesaggio e alla cultura del luogo, tuttavia i templi rispondono ad un criterio architettonico comune: hanno tutti 9 lati e 9 porte e sono sormontati da una cupola. Le nove porte simboleggiano le grandi religioni esistenti e costituiscono un invito ai seguaci di tutte le religioni ad unirsi in preghiera rivolti all’unico creatore.
Quali sono gli obblighi/consigli da seguire? Ci sono proibizioni, ad esempio nell’alimentazione?
La vita di un bahá’í deve esemplificare lo spirito in azione. Perché le nostre azioni siano realmente atti di servizio all’umanità è necessario essere il più possibile in comunione con Dio tramite la preghiera e la lettura e meditazione degli scritti. Per questo è prevista una preghiera giornaliera che ricordi al credente la sua relazione con Dio e lo scopo della sua esistenza, unita alla lettura quotidiana degli scritti. La preghiera può essere sia individuale, sia comunitaria. Anche nel caso di preghiera comunitaria si prega però uno alla volta e non in coro. Un bahá’í deve astenersi dalla maldicenza, dall’uso di alcol e di droghe. Quando due giovani si accingono a contrarre matrimonio, pur esercitando libertà nella scelta del partner, devono poi chiedere il consenso dei genitori. Tale legge ha per scopo l’unità della famiglia allargata e favorisce quel supporto affettivo e psicologico di cui ha bisogno una giovane coppia. Non ci sono proibizioni per quanto riguarda l’assunzione di cibi.
Quanti bahá’í ci sono in Italia e nel mondo?
In Italia i baha’i sono circa 5.000 in 250 comunità; nel mondo sono circa 8,5 milioni presenti in 188 nazioni.
Com’è nata questa Fede? Quale calendario segue? In che anno siete?
La Fede bahá’í è nata in Iran nel XIX secolo. L’inizio è datato 23 maggio 1844, il giorno in cui il Báb, precursore di Bahá’u’lláh, rivelò la sua missione al Suo primo discepolo e a lui annunciò l’avvento di un’altra figura messianica, Bahá’u’lláh appunto. Di conseguenza siamo appena entrati nell’anno 172. Il calendario bahá’í è composto di 19 mesi di 19 giorni ciascuno e portano il nome degli attributi divini come Gloria, Sublimità, Possanza; i giorni restanti, 4 o 5, se l’anno è bisestile, sono chiamati giorni intercalari e sono dedicati in modo particolare alla cura delle relazioni umane di amicizia, assistenza e solidarietà.
Quali feste si celebrano?
Si celebrano le ricorrenze della nascita del Báb e di Bahá’u’lláh, della dichiarazione del Báb e di Bahá’u’lláh, il martirio del Báb e l’ascensione di Bahá’u’lláh e il Naw Ruz, vale a dire il capodanno che cade il 21 marzo, giorno dell’equinozio di primavera. Tutte queste ricorrenze prevedono incontri comunitari con programmi spirituali e la rievocazione dell’evento. Possono includere musica e interventi artistici poiché l’arte è molto incoraggiata in quanto fa appello alla sfera emotiva ed eleva lo spirito. Alla parte spirituale fa seguito una parte sociale che include la condivisione di cibo e bevande.
Si effettuano periodi di digiuno?
Il mese bahá’í che precede il capodanno è dedicato al digiuno. Tecnicamente il digiuno consiste nell’astensione dal cibo e dalle bevande dall’alba al tramonto. Uno dei significati spirituali è il controllo dello spirito sulle esigenze corporee, un simbolo di quel distacco dalla materia e non solo, che l’uomo dovrebbe esercitare costantemente. E’ un periodo che aiuta la riflessione interiore e prepara quindi al nuovo anno.
Esiste un clero? Come si eleggono i rappresentanti religiosi?
La Fede bahá’í non ha clero, ma istituzioni elette e nominate. A livello locale, ove esistano più di nove credenti si svolgono annualmente il 21 aprile le elezioni dell’Assemblea spirituale locale. Tutti i credenti adulti (al di sopra dei 21 anni) eleggono e sono eleggibili. A livello nazionale, nello stesso periodo, i delegati eletti dai singoli distretti eleggono l’Assemblea spirituale nazionale. Ogni 5 anni i membri delle Assemblee spirituali nazionali di tutto il pianeta si riuniscono in una convenzione internazionale ad Haifa, presso il centro mondiale della Fede, per eleggere la Casa Universale di Giustizia, l’istituzione suprema. A qualunque livello le elezioni bahá’í si svolgono in spirito di preghiera, senza candidature e senza propaganda. Ciò significa che gli elettori devono conoscere le qualità spirituali e le capacità espresse nel servizio di coloro che vanno ad eleggere.
Ci sono momenti simili ai sacramenti cattolici?
Nella fede Bahá’í non ci sono riti, quindi i programmi spirituali che celebrano le varie ricorrenze non seguono una liturgia. Il momento che più ricorda un rito cattolico è la riunione comunitaria che si tiene all’inizio di ogni mese. E’ composta di 3 momenti: la parte spirituale in cui si leggono preghiere e scritti sacri ed ha lo scopo di aiutare il credente a lasciare dietro di sé le faccende quotidiane in cui necessariamente è immerso e a sintonizzarsi con il mondo spirituale e a rinnovare l’unità con gli altri credenti. Segue una parte amministrativa in cui si condividono notizie relative alla fede, il segretario e il tesoriere fanno i loro rapporti e si raccolgono suggerimenti per attività future. E’ il momento in cui la comunità interagisce con l’istituzione locale. C’è poi una parte sociale in cui si condividono cibo e bevande e si rafforzano i legami di amicizia e di conoscenza. Il cibo, sia pure semplice, diviene simbolico di una condivisione più profonda.
Si fa proselitismo?
Uno dei principi cardine è la libera e indipendente ricerca della verità. L’osservanza di tale principio è in contrasto con quel proselitismo che invade la sfera privata e tende a condizionare l’altro. I bahá’í dovrebbero sentirsi compagni di viaggio di tutte le persone con cui vengono in contatto: il compagno non è colui che sa e si rivolge agli altri che non sanno, ma è una persona capace di condividere esperienze spirituali, ben sapendo che queste sono comuni a tutti gli esseri umani. Dovrebbe comprendere le necessità spirituali degli altri e saper rispondere a tali necessità. Questo non ha nulla a che fare con l’indottrinamento.
Si crede nella vita dopo la morte?
Negli scritti bahá’í si legge che i mondi di Dio sono infiniti, quindi il percorso di un’anima non si esaurisce certo con questa vita terrena. Al momento del concepimento l’anima inizia il suo percorso già nel grembo materno. Sperimenta una vita limitata nello spazio e nel tempo, il tempo necessario perché l’embrione cresca e sviluppi le membra e tutti quei sistemi che faranno di esso un essere completo, pronto ad affrontare la vita terrena. Il momento della nascita può essere percepito dal neonato come una morte, la fine di uno stadio. Poi si renderà conto che quel momento forse traumatico lo ha condotto in un mondo più ampio, dove metterà alla prova e utilizzerà quelle membra sviluppate nel tempo della gestazione e si aprirà a nuove conoscenze. Allo stesso modo la morte fisica, che può essere percepita come una fine, segnerà l’inizio di un nuovo stadio e nuovi mondi spirituali si apriranno alla conoscenza e il progresso non avrà fine. Nel corso della vita terrena l’essere umano dovrà sviluppare quelle qualità spirituali che saranno necessarie nell’altra dimensione. E’ questo il motivo per cui ci si deve distaccare dal mondo della materia e acquisire la libertà dello spirito. Come negli altri sistemi religiosi, anche nella Fede Bahá’í si afferma che c’è interazione tra le anime dei defunti e quelle degli esseri viventi: gli uni possono pregare e intercedere per gli altri. I concetti di inferno, purgatorio o paradiso non fanno riferimento a luoghi fisici, ma alle diverse condizioni in cui un’anima si trova al momento del passaggio. Un’anima che abbia dedicato la propria esistenza terrena al perseguimento di beni materiali troverà difficile distaccarsene al momento della morte e soffrirà della lontananza da Dio. Un’anima educata ai valori dello spirito continuerà ad amare e a prodigarsi per gli altri e progredirà nella conoscenza dei misteri divini.
Per diventare bahá’í quanti anni bisogna avere? Esiste la circoncisione nel momento della conversione?
Diventare bahá’í è un atto spirituale e questo può avvenire a qualsiasi età: significa riconoscere Bahá’u’lláh come Manifestazione divina per questa era. L’adesione formale è accolta dopo il compimento del quindicesimo anno di età: a 15 anni il giovane ha raggiunto una maturità spirituale. Questo comporta l’iscrizione nelle liste dei credenti e l’assunzione di certe responsabilità quali la preghiera giornaliera e il digiuno. A 21 anni avviene la conferma della propria adesione alla Fede e in tal caso il credente entra a far parte a pieno titolo della vita amministrativa. Non esistono riti di passaggio, né la circoncisione.
Ci sono dei fedeli più importanti del passato, che ancora oggi si ricordano per aver fatto qualcosa di particolare (simili ai Santi/Beati nel Cattolicesimo)?
La storia della Fede è parte importante della formazione di un bahá’í e contribuisce a crearne l’identità. Ovviamente è essenziale conoscere la storia delle figure chiave della Fede, vale a dire del Báb ( il precursore), di Bahá’u’lláh (il fondatore), di Abdu’l-Bahá (il figlio maggiore di Bahá’u’lláh e designato da Lui interprete dei Suoi scritti e guida della comunità dopo la Sua ascensione) e di Shoghi Effendi (designato da Abdu’l-Bahá Custode della Causa e guida della comunità dopo la Sua dipartita). Non esiste però un culto delle immagini di tali figure. La Fede riconosce un rango eminente a credenti che si sono distinti per le loro qualità di servizio, di distacco e abnegazione, ma non ne fa oggetto di culto. L’esempio di vita da seguire è quello di Abdu’l-Bahá che, nelle parole dello stesso Bahá’u’lláh, ha esemplificato in modo perfetto la condotta bahá’í.