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Incidente in tangenziale: Mormile trasferito in carcere, ma se ci fosse di mezzo l’amnè?

Luciana Esposito di Luciana Esposito
5 Agosto, 2015
in Cronaca, In evidenza
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Incidente in tangenziale: Mormile trasferito in carcere, ma se ci fosse di mezzo l’amnè?
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Tangenziale-di-Napoli-600x300Aniello Mormile ha lasciato l’ospedale San Paolo, dove era ricoverato dallo scorso 26 luglio, ovvero dalla tragica notte in cui praticando un’inversione a U in tangenziale ha causato un incidente stradale in cui hanno perso la vita due persone: Livia Barbato, la sua ragazza ed Aniello Miranda, un uomo di 38 anni che percorreva quel medesimo tratto di strada nella giusta direzione per recarsi al lavoro.

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Ha lasciato l’ospedale, Aniello, ed è stato condotto in carcere, per effetto di un’ordinanza di custodia emessa dal gip Claudio Marcopido per duplice omicidio volontario, la cui esecuzione era stata sospesa in attesa che l’uomo venisse dimesso dall’ospedale.

Mormile, ricoverato in ospedale per effetto di una frattura alla tibia e al perone, conseguenziale proprio all’incidente, si era avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip che si era recato al San Paolo per ascoltare la sua versione sulla decisione – documentata dalle immagini registrate dalle videocamere – di invertire all’improvviso, ma compiendo una manovra meticolosa e tutt’altro che brusca, il senso di marcia.

Il giovane, quella notte, era senza dubbio ubriaco. L’alcoltest non lascia spazio a dubbi.

Mentre non sono ancora noti i risultati degli esami tossicologici disposti dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso e dal pm Salvatore Prisco per accertare se il dj abbia fatto anche uso di sostanze stupefacenti.

Se l’esito dell’esame tossicologico fosse positivo, tra le tante e varie palpabili ipotesi che potrebbero “spiegare” quella folle manovra, potrebbe spuntare la pista “amnesia”.

Già. Quella che ha inferto diversi e gravi danni cerebrali a tre adolescenti napoletani e che forse assai di più ne ha fatti rispetto a quanto possiamo immaginare.

Tanti, tantissimi sono i messaggi, le storie, le testimonianze che, in questi giorni, stanno giungendo alla nostra redazione e che raccontano di ragazzi sballati che hanno compiuto gesta scriteriate e prive di logica. Alcune, sono delle autentiche ammissioni di colpa, da parte di giovani che, una volta smaltita la sbronza e lo sballo, ammettono di aver fatto cose che non avrebbero mai immaginato o pensato di fare e riferiscono di averlo fatto con “cognizione di causa”, ma come se avessero perso la percezione del “vero”, avvolti in una sorta di palla di vetro che permette di guardare al mondo in maniera nitida, ma falsata, al contempo.

Difficile da spiegare, ancor più da assopire, quella macabra sensazione che, durante i concitati momenti dello sballo, rende incomprensibile ed indecifrabile quello che realmente sta accadendo, ma che, in molti casi, all’indomani delle notti brave, getta il corpo sopraffatto dal “potere dell’amnesia” in uno stato di desolazione, disagio, sconforto.

Proprio com’è accaduto a Nello, all’indomani della notte più folle della sua vita.

Il ragazzo non parla, non prova nemmeno a provare di avanzare una motivazione in grado di vestire di plausibilità il suo gesto. Forse perché, lui per primo non sa spiegarsi, non sa spiegare, perché sia successo, perché l’ha fatto. Condotta in perfetta linea con “l’effetto Amnesia”.

È ovvio che, se l’esito dell’esame tossicologico dovesse rafforzare quest’ipotesi, ciò non svilirebbe la gravità del gesto compiuto da Nello, ma spalancherebbe una finestra ancor più grande su una questione spinosa e che esige d’essere presa in considerazione in maniera più che repentina.

Le organizzazioni criminali stanno rimpinzando le tasche dei pusher di erba infestata di acidi e metadone che sortisce effetti devastati sulle attività cerebrali degli inconsapevoli consumatori.

Ogni momento, ogni circostanza e ogni situazione è consona per ribadire e rilanciare il messaggio che deve fungere da monito forte e severo per i consumatori di droghe leggere: non pensate neanche di acquistare quella roba, se tenete ai vostri muscoli, al vostro sorriso, al vostro cervello.

Non siete delle pedine nelle mani della camorra, ma giovani vite che meritano di godere appieno dei piaceri e della bellezza dell’esistenza. Non esistono “pusher amici o fidati” né “roba sicura”: l’amnesia dilaga, l’amnesia e ovunque e soprattutto frana nelle vostre vite senza mostrarvi il biglietto da visita.

In attesa di scoprire se anche Aniello Mormile, ma soprattutto Livia Barbato ed Aniello Miranda potrebbero essere altre vittime dell’amnesia, nei prossimi giorni, vi racconteremo come e perché siamo giunti ad avanzare quest’ipotesi.

 

Tags: amnèAmnesiaaniello mirandaaniello mormilecarcereincidente in tangenzialelivia barbatoomicidio
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