Il sole sgargiante, caloroso, rassicurante che senza alcuna avvisaglia si è improvvisamente incupito. Proprio come accade al cospetto di una fugace e dilaniante mitragliata di proiettili, capaci di squarciare la quiete tramutandola in profondo e troppo spesso irreversibile turbamento.
I colori delle bandiere, quelli scalfiti sui cartelloni e sui disegni dei bambini delle tante scolaresche presenti, quelli della forma più camaleontica della speranza, quelli vivi e gioiosi che trapelano dai sorrisi. I bambini, colore, sorrisi e speranza, soprattutto quella che vola aggrappata ad un palloncino colmo di buoni propositi.
La voglia di esistere e non di resistere, di vivere e non di sopravvivere, di marciare e non di strisciare.
L’omertà figlia illegittima della paura che si scorge dai balconi, personificata da chi preferisce assistere da spettatore senza appropriarsi dello scomodo ruolo del protagonista.
Questo e ben altro ha scalfito la marcia in memoria delle vittime della strage dell’11 novembre 1989 che ha avuto luogo stamani a Ponticelli, analogo teatro di quell’efferata barbarie che costò la vita a quattro persone innocenti.
Massiccia la presenza degli istituti scolastici del territorio oltre che delle istituzioni che hanno attestato la loro presenza tutt’altro che fittizia proprio attraverso l’intervento tenuto sul palco allestito in piazza Egizio Sandomenico del presidente della sesta municipalità, Anna Cozzino, prima e poi dall’assessore allo sport del comune di Napoli, Ciro Borriello, il quale, proprio lo scorso sabato è stato vittima di un’aggressione da parte di un cittadino nel corso di una manifestazione nel quartiere Barra.
E soprattutto Don Luigi Ciotti, presidente di “Libera” con l’accurata e passionale carica che ha contraddistinto il suo intervento a rimarcare il messaggio più forte e vibrante in termini di legalità.
Una manifestazione suggellata dall’inaugurazione del monumento ubicato nella stessa piazza, vittima di raid vandalici ed atti intimidatori fino a poche ore prima della marcia.
Un albero incendiato, le pareti di un muro vandalizzate. Ma, nonostante tutto, quel palco contornato da centinaia di persone, oggi, era lì. Nonostante tutto, quella piazza, da oggi, accoglie una statua dedicata alle vittime di quella criminosa mitragliata di morte.
Così come sottolineano, in maniera tanto triste quanto impeccabile, quei cinque fori che, non a caso, la scultura esibisce.