Siamo una popolazione facilmente malleabile e il susseguirsi di vicende che sottolineano la labile accondiscendenza del popolo virtuale, lo comprova in maniera sempre più innegabile.
I social network dispongono del potere utile e necessario per traghettare mente ed anima verso lo stato emotivo da seguire, per rimanere al passo con i tempi ed ostentare un’anima “cool” anche e soprattutto al cospetto di tragedie, calamità, sciagure, sventure di portata considerevole.
Lo scorso weekend eravamo tutti parigini e la velata imposizione dettata da facebook di tingere le immagini del profilo con i colori della bandiera francese quale segno di solidarietà ha, fin dalle prime battute, assunto le perentorie fattezze del fenomeno dilagante/disarmante. A prescindere dalle motivazioni e dalla carica emotiva che si attribuiva a quel gesto, andava fatto, perché in quel momento era l’onda più appropriata da cavalcare per macinare “like” densi di finto buonismo e commiserevole partecipazione emotiva.
Al cospetto delle vittime del Mali, però, il mondo virtuale non esibisce la medesima solidarietà.
Niente bandiere, niente hashtag, niente sconforto, niente dolore, niente di niente.
Come se quelle vite avessero un valore meno rilevante rispetto a quelle defunte a Parigi.
Come se il Mali non appartenesse a questo mondo.
Come se quello fosse un attentato terroristico meno degno di nota.
Come se esistessero realtà e vite di serie A e serie B. Nel 2015 e, per giunta e a maggior ragione, al cospetto di un momento storico tanto concitato, appare una forma mentis tutt’altro che trascurabile.
Due pesi e due misure applicati alla medesima faccia della medaglia, rovesciata dalla logica arrivista figlia scellerata dell’era moderna che sa servirsi dei media e dei social per decidere le sorti del mondo, arrogandosi il potere di imporre ai nostri occhi verso quale direzione guardare e ai nostri cuori a quale genere di emozioni conferire risalto piuttosto che verso quali brutalità riversare sentimenti ed attenzioni.
E noi, da brave e servili pecore del gregge, seguiamo e percorriamo con devota abnegazione la strada che ci viene più o meno esplicitamente imposta.
Sbaglia chi crede che gli orrori generati dal terrorismo si limitino esclusivamente a quelle immagini che narrano un’escalation di morte e violenza.