Il giudice sportivo ha inflitto una multa di 20mila euro al Verona per i «cori insultanti espressivi di discriminazione territoriale» rivolti dai tifosi gialloblù a quelli del Napoli e per i «cori insultanti ad un calciatore della squadra avversaria», l’azzurro Lorenzo Insigne, durante il match di domenica al Bentegodi. Multe di 4mila euro al Napoli per cori contro il tecnico del Verona, Andrea Mandorlini.
Una nota che riassume quella becera e stolta ignoranza che troppo spesso va in scena sugli spalti, fomentando antiche ruggini tra tifoserie avversarie che piuttosto che godersi lo spettacolo in campo scelgono con cognizione di causa di dare luogo alla loro partita antisportiva, capace di depauperare il calcio della sua più genuina e sana essenza.
Verona e Napoli: due città agli antipodi, non solo sotto il profilo meramente geografico. Ancor più divise da quell’odio decennale, longevo e rancoroso capace di delineare, nel corso degli anni, scenari analoghi a quelli che hanno contornato la partita di domenica scorsa e capaci perfino di estendere verso fatti ancor più violenti e sanguinari quell’escalation di odio, nata, ideata e concepita clamorosamente nel segno del calcio.
Domenica scorsa, però, al cospetto di quella caterva di insulti, Lorenzo Insigne, terrone doc, napoletano vero, ha zittito la platea scaligera nel modo più calzante, vincendo la sfida dell’odio alla sua maniera: un gol e un assist che hanno consentito agli azzurri di espugnare il Bentegodi.
«È ancora più bello qui perché me ne hanno dette davvero di ogni genere». Ha affermato lo scugnizzo di Frattamaggiore alla fine del match e poi ha aggiunto: «Non mi importa, non sentivo nulla, pensavo solo a giocare. Dedico questo gol alla mia città che tanto ci teneva a questa partita». Una domenica da ricordare per Lorenzo: anche perché per un po’ indossa anche la fascia da capitano. Napoletano e capitano, che fa gol al Verona. Difficile pretendere di più da una partita come questa.