Esiste una Napoli che non si arrende, una Napoli sempre pronta a ribellarsi, ad opporsi a quello stato di cose che seguita a tenere in ostaggio inquieto vivere di questa realtà, dalla province alle periferie, senza tralasciare il cuore pulsante che vive tra le mura cittadine.
Cinquecento studenti in campo per la legalità, quest’oggi sono protagonisti dell’evento “Accoglienza, inclusione e legalità” che si è svolto presso il quarto circolo didattico De Lauzieres, a Portici. La manifestazione che ha visto coinvolti gli alunni di scuole elementari e medie, è iniziata con la parata della banda nazionale della Polizia penitenziaria, composta da circa sessanta elementi. La presenza delle forze armate e dei corpi armati dello Stato per la semina della cultura dei valori della legalità da irrorare nelle coscienze degli studenti, i dirigenti del terzo millennio, un progetto più ampio che si riassume in due parole: teatro sociale e che tende a riunire tutte le iniziative intraprese nel definire un percorso individualizzato e finalizzato alla educazione per la riconquista della cultura della legalità. Presenti Giovandomenico Lepore, ex procuratore della Repubblica di Napoli; Luigi Merola, prete anticamorra; Pino Maddaloni, campione olimpionico di judo; Antonella Leardi, mamma di Ciro Esposito, associazione ” Ciro Vive”; Donatella Rotundo, direttrice della Scuola di formazione e aggiornamento della Polizia Penitenziaria di Portici; Pasquale Russo, attore nuova serie Gomorra, scuola di produzione e recitazione Cinemafiction di Napoli; Gianni Auriemma, attore nuova serie Gomorra, scuola di produzione e recitazione Cinemafiction di Napoli; Ivan Fedele e Cristiano Di Maio di Made in Sud. Nel corso della mattinata si sono svolti anche gli interventi degli studenti con lavori, pensieri e poesie sul tema della legalità.
Mentre ieri pomeriggio, dal ventre di Forcella, s’innalzava un monito, vibrante e perentorio: scuole aperte il pomeriggio in maniera stabile e non su singoli progetti. Il popolo in cammino che si è presentato ieri a Forcella ha richieste precise e le porterà sabato al prefetto dopo aver marciato da piazza Dante a piazza Plebiscito per dire «No alla camorra» e iniziare un percorso di riscatto che parta dalle periferia.
I parroci della Sanità, di Forcella, di San Giovanni, di Scampia, dei quartieri spagnoli, i giovani dell’Uds e dell’Udu, i rappresentanti dei disoccupati e di Libera, quelli della Cgil e di un vastissimo arcipelago di associazioni, il padre di Genny Cesarano: tutti schierati sul sagrato della chiesa di San Giorgio Maggiore, nel cuore di quello che fu il regno dei Giuliano.
Tutti sotto l’enorme murales con il volto di San Gennaro. L’immagine è a dir poco inconsueta, come la compagine schierata. Ma gli organizzatori non hanno dubbi: il popolo c’è e marcerà.
In testa ci sarà Giovanni Catena, il giovane ferito alla Sanità il 14 novembre nell’agguato che costò la vita a Pietro Esposito. Un ragazzo come tanti, un lavoratore che ha rischiato la vita perché trovatosi accidentalmente lungo la traiettoria di un agguato di camorra.
Napoli scende in strada e ci mette la faccia.
Don Antonio Loffredo si è messo in testa di sfidare quel cancro putrefatto, e allora arringa le fila e con l’aiuto di 15 comunità parrocchiali programma un corteo anti camorra previsto per il prossimo 5 dicembre. Una manifestazione che va sostenuta con tutte le forze e a cui il popolo proprio non può sottrarsi, l’occasione per dimostrare ancora una volta che la camorra non è costituiva di Napoli, ma un corpo estraneo di cui liberarsi.