L’Isis seguita a minacciare l’Europa e a giudicare dalle ultime intimidazioni rese intensi militanti, anche all’ombra del Vesuvio ci sarebbe poco da stare tranquilli.
Dopo la scansione con i raggi infrarossi del sito archeologico di Pompei, avvenuta nei giorni scorsi e che ha visto i militari del comando provinciale dell’Arma dei carabinieri monitorare dall’alto con sofisticate apparecchiature gli scavi archeologici a caccia di eventuali anomalie, la suddetta operazione proseguirà, nei prossimi giorni, con controlli accurati degli obiettivi sensibili della Campania con particolare attenzione ai luoghi di culto simbolo che potrebbero essere presi di mira dai terroristi.
San Pietro a Roma, il Duomo che custodisce l’ampolla con il sangue di San Gennaro a Napoli. L’allerta è a livello 4, un gradino più basso del picco massimo.
Gli apparati di sicurezza operano, in sostanza, come se esistesse una reale minaccia. In 20 città italiane sono state attivate Unità operative di primo intervento (Uopi) della Polizia di Stato: squadre (ciascuna formata da cinque uomini) addestrate ad hoc per intervenire in caso di emergenza criminale di alto profilo munite di dotazioni particolari come un casco di protezione balistico (44 magnum), un giubbotto antiproiettile a prova di Kalashnikov, un’arma lunga, ma anche bodycam e sistemi di puntamento laser. Il Casa – Comitato analisi strategica antiterrorismo – è riunito in maniera permanente da quando ci sono stati gli attentati terroristici a Parigi. Lo scambio di informazioni è continuo. La capitale – secondo l’analisi degli 007 – è il centro nevralgico dove sono concentrate le maggiori attenzioni e un presidio del territorio più percepibile. Il Vaticano, tanto più nell’anno del Giubileo straordinario voluto da Papa Francesco, è certamente un obiettivo sensibile come testimonia la continua propaganda dell’Isis che in alcuni video e sulle proprie riviste mostra il drappo nero del Daesh sulla cupola di San Pietro.
In Campania non esistono reali evidenze di minacce concrete, ma, attraverso attività di intelligence preventive, si ritiene che i luoghi di culto e i principali snodi di comunicazione quali aeroporti e stazioni di treni e metropolitane possano risultare possibili obiettivi terroristici.
Pompei, come luogo simbolo della vita cattolica, ma anche il Duomo che custodisce il sangue di San Gennaro. I recenti attentati francesi, dimostrano come i luoghi con alto valore simbolico possono attirare più facilmente le attenzioni dei gruppi terroristici.
Tuttavia, potrebbe essere l’integrazione a fare la differenza.
All’ombra del Vesuvio, difatti, vi è un buon livello di integrazione tra la popolazione e la comunità musulmana. Un elemento decisivo per scongiurare il pericolo di estremisti sul territorio. La propaganda del Daesh ha vita più facile proprio dove c’è emarginazione e i livelli di integrazione sono minori.
Inoltre, aspetto tutt’altro che trascurabile, stando a quanto emerso nel corso di indagini condotte in tempi non sospetti, i terroristi avrebbero individuato in Napoli una sorta di “base amica”: il capoluogo partenopeo, oltre alle coste salernitane, rappresenterebbero uno dei punti d’accesso più quotati per consentire ai terroristi di giungere in Europa. Inoltre, la facilità con la quale riescono a reperire armi e documenti da falsificare, oltre che la disponibilità di alloggi in luoghi tranquilli e protetti, fa sì che Napoli sia una delle città viste più di buon occhio dai militanti dell’Isis.
Secondo indiscrezioni trapelate a ridosso dell’estate, i militanti dell’Isis per lunghi periodi rimarrebbero accampati nell’area del Agro nocerino sarnese per pianificare gli attentati e da lì, poi, si sposterebbero alla volta della sanguinaria missione da compiere.
Tra realtà, illazioni e suggestioni, a prescindere dai ragionamenti supportati dalla logica, la paura, tra la gente comune, continua a regnare, sovrana e incontrastata.