I bambini di cui nessuno parla, al cospetto dei quali è bene voltare lo sguardo altrove per proteggere gli occhi da fastidiose emozioni. Difficili da gestire, perché portatrici di quel genere di realtà con la quale risulta difficile fare i conti. Bambini tristemente tramutati in cadaveri dalla dilagante disperazione che li porta a alleggiare lungo le sponde dell’indifferenza.
Il Mar Egeo consegna l’ennesima tragedia, consumatasi davanti alle coste della Turchia: un barcone carico di migranti è affondato stamani vicino all’isola greca di Farmakonissi provocando la morte di almeno 11 persone, tra cui 5 bambini. Al momento, ammonta a 13 il numero dei dispersi.
A bordo dell’imbarcazione, c’erano circa 50 persone, 26 sono state salvate. Questo è quanto riferito dalla Guardia Costiera. L’ennesima tragedia che si ripete all’indomani del naufragio costato la vita a 6 bimbi, tra cui un neonato, morti intorno alle 2.30 dell’8 dicembre. Erano a bordo di un gommone di profughi afghani al largo di Cesme, nella provincia di Smirne, sulla costa egea della Turchia. La Guardia costiera di Ankara ha salvato altre 8 persone. «Continua una strage silenziosa nel Mediterraneo, con i morti che sono più che raddoppiati nel 2015 rispetto al 2014: da 1600 a oltre 3200. Continuano le morti di bambini, dimenticate: oltre 700 dall’inizio dell’anno», denuncia oggi il Direttore Generale della Fondazione Migrantes, Mons.
700 bambini: un dato che dovrebbe inorridire il mondo e smuovere le coscienze, della gente comune, degli autorevoli esponenti del mondo della politica.
Un’autentica strage, uno sterminio che tacitamente si consuma senza che nessuno avvii sui social “cerimonie virtuali commemorative” utili a sensibilizzare le masse e puntare i riflettori del mondo su un problema reale, concreto, irrisolto e che esige e rivendica attenzione. A tutela e a salvaguardia di quella basilare e primitiva essenza che dovrebbe personificare la solida base sulla quale vedere ancorata l’umanità. A prescindere dall’idioma, dal colore della pelle, del livello di economia e sviluppo conseguito dalla nazione di provenienza.
La vita umana ricopre un valore imprescindibile ed universale.
È sempre lecito ricordarlo. È sempre triste constatare quanto questo semplice principio non trovi puntuale e certa affermazione nella realtà.