Vincenzo Di Napoli, il 25enne ucciso in via Miano lo scorso mercoledì pomeriggio, nei pressi di piazza Tafuri, aveva diversi precedenti, soprattutto per spaccio di droga. Non aveva condanne per fatti di camorra, anche se di recente era stato sottoposto a un controllo dalla polizia, mentre era in compagnia di soggetti legati alla cosca dei cosiddetti «capitoni», che oggi fanno capo al presunto boss Carlo Lo Russo. Un delitto che potrebbe costituire un tassello da incastonare nel fitto e sanguinoso mosaico generato dalla guerra aperta lo scorso 14 novembre con l’omicidio di Pietro Esposito, boss della Sanità a cui avevano ammazzato il figlio Ciro all’inizio di gennaio.
Vincenzo sarebbe l’ultima vittima della faida in atto tra gruppi del rione Sanità e quelli di Miano per il controllo dello smercio di droga: via Vergini e Capodimonte sono le aree contese tra le due cosche. Un corridoio naturale per far arrivare la droga nel centro di Napoli e rifornire le altre piazze cittadine. È in questa contrapposizione che due mesi fa sono stati feriti, sempre in via Miano, due presunti esponenti del clan Lo Russo, mentre anche altri episodi criminali vengono passati al setaccio da parte degli inquirenti: lo scorso 18 novembre un 58enne, Vincenzo Allocco, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nel quartiere Secondigliano; il 23 ottobre scorso ha invece perso la vita Raffaele Stravato, 39enne, ucciso nel quartiere Marianella, sempre nella zona nord di Napoli. Il cadavere fu trovato all’interno del cortile di uno stabile in via dell’Abbondanza. Episodi probabilmente separati gli uni dagli altri, su cui prova a fare chiarezza il pool anticamorra del procuratore aggiunto Filippo Beatrice. Sull’agguato di ieri pomeriggio indaga il pm anticamorra Enrica Parascandolo, che di recente ha chiesto e ottenuto l’applicazione del carcere duro – il cosiddetto regime di 41 bis – nei confronti di alcuni esponenti di vertice della cosca dei «capitoni». Una richiesta legittimata dallo stretto collegamento che esiste e persiste tra carcere e territorio, la cosca dei Lo Russo – nonostante arresti e condanne – resta operativa anche negli ultimi tempi. Ora l’attenzione si sposta sull’omicidio del 25enne Vincenzo Di Napoli. Un agguato che va ricondotto alla guerra per il controllo della droga, nel tentativo di definire confini tra le zone di competenza dei Lo Russo e quelle riconducibili ai Sequino-Savarese del rione Sanità..
Ha capito subito che volevano ammazzarlo, Vincenzo. Gli è bastato guardare negli occhi per una manciata di secondi quello che stava sul sedile posteriore del mezzo che lo ha affiancato. Ha acceso lo scooter ed è scappato, ha provato istintivamente a schivare i colpi, ci è riuscito per una cinquantina di metri. Ma alla fine lo hanno preso. Centrato alla testa, Vincenzo guidava senza casco, rendendosi così più vulnerabile, ed è stato poi travolto a terra dopo aver perso il controllo del ciclomotore.