L’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, ieri, sabato 12 dicembre, alle 17,30, ha aperto la Porta Santa della cattedrale partenopea dando così il via al Giubileo della Misericordia.
La Porta è stata aperta davanti a una piazza gremita da migliaia di persone. Prima della celebrazione in Duomo, si è svolta una processione partita dalla chiesa dei Santi Apostoli. Un gesto, quello dell’apertura della Porta Santa, che «è un segno che può restare privo di risvolti effettivi perché la vera porta da aprire è quella del nostro cuore, della nostra mentalità»: afferma il cardinale. Tante ‘le porte’ citate nell’omelia dal cardinale: quella della casa, delle scuole, delle fabbriche, delle palestre, degli ospedali e del carcere. Ma non solo. Dall’Arcivescovo di Napoli anche un monito «alle tante porte delle nostre comunità religiose quando si chiudono nel proprio guscio», a quelle delle «nostre istituzioni eccessivamente burocratizzate e poco attente ai bisogni della collettività» e contro le porte «del nostro cuore poco disponibile all’altro, allo straniero».
In questo anno giubilare, ha proseguito Sepe «apriamo la Porta della Cattedrale perché tutti possano entrare e trovare accoglienza. La Porta della Misericordia – ha concluso – resterà aperta in entrambi i versi: per accogliere chi è pentito e per andare incontro a chi è smarrito». Al termine della celebrazione liturgica, il cardinale è uscito sul sagrato del Duomo e ha versato l’acqua contenuta in un’anfora.
«Ecco – ha detto – l’acqua segno della misericordia del Padre. A quanti giungerà quest’acqua porterà salvezza perdono e gioia». «La nostra gente è provata, smarrita, ferita e attende che qualcuno versi sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza». Ha detto ancora l’arcivescovo Sepe.
«La nostra città – ha aggiunto Sepe – è in balia di logiche malavitose e in affannosa ricerca del suo riscatto e, ancora una volta, ci chiediamo cosa dobbiamo fare». Una città, Napoli, «che ha bisogno di comprensione, indulgenza e chiede di essere avvolta nella misericordia». Sepe ha ricordato che la comunità cristiana napoletana è impegnata «soprattutto nel formare le coscienze, nel destare in ogni fedele un vivo senso di responsabilità non solo – ha sottolineato – per un singolo bisogno, ma per le sorti della nostra convivenza civile, per il riscatto della nostra città». «Il Giubileo – ha concluso il cardinale – è una nuova opportunità di crescita per la nostra comunità religiosa e per la società civile. Ci sollecita a ricercare insieme il bene comune».