Il gioco d’azzardo patologico è una delle dipendenze più diffuse e spietate dell’era contemporanea, oltre che una delle innovazioni più distruttive ed autolesionistiche introdotte dalla tecnologia moderna. Una vera e propria malattia, facente parte del fitto elenco di quelle riconducibili al disturbo del controllo degli impulsi.
Il giocatore d’azzardo è un tossicodipendente a tutti gli effetti: infatti, palesa una crescente dipendenza nei confronti del gioco, aumentando la frequenza delle giocate, il tempo dedicato al gioco, la somma spesa nell’apparente tentativo di recuperare le perdite, investendo più delle proprie possibilità economiche, giungendo a chiedere prestiti, a coprirsi di debiti e non di rado finisce nel mirino degli strozzini, con tutti i rischi e le rovinose conseguenze che anche quest’aggravante riversa in una vita sempre più anaffettiva ed avulsa da impegni e pratiche di ordinaria routine. Il gioco, “le macchinette”, ovvero i videopoker, così nel gergo napoletano viene definito quel pericoloso mix di immagini accattivanti e melodie snervanti.
Chi è completamente assorbito dal gioco è continuamente intento a rivivere esperienze di gioco trascorse, a pianificare la prossima impresa, ad escogitare modi per procurarsi denaro per giocare.
Il giocatore cronico, compulsivo, disperato si rifugia su uno sgabello ubicato davanti a quel rovinoso vortice di perdizione ed autolesionismo per sfuggire ai problemi o per alleviare un umore disforico oppure si avvicina al gioco in seguito ad una delusione o un trauma forte, quale la perdita di una persona cara o la fine una relazione importante.
Dentro di lui cresce il bisogno di giocare somme di denaro sempre maggiori per raggiungere lo stato di eccitazione desiderato; tenta di ridurre, controllare o interrompere il gioco d’azzardo, ma senza successo e questo lo rende sempre più debole e vulnerabile alla dipendenza ed è irrequieto e irritabile quando tenta di interrompere quella relazione malsana.
Il giocatore è bugiardo. Mente alla propria famiglia, al terapeuta, mente a chiunque per occultare l’entità del coinvolgimento nel gioco d’azzardo ed è capace di commettere azioni illegali, come falsificazione, frode, furto o appropriazione indebita per assicurarsi la sua razione di “droga”.
Quanto accaduto stamane a Teverola rappresenta la riprova lampante di quanto può essere devastante l’impatto della dipendenza da gioco sulla psiche umana.
Invero, nel comune alle porte di Aversa, un uomo ha iniziato a sparare all’interno di un bar contro i videopoker, dando luogo a legittimi e comprensibili momenti di puro terrore tra i clienti e i dipendenti del locale.
L’uomo è poi uscito dal locale ed ha continuato a sparare in strada. Successivamente si è introdotto in un altro locale poco distante dove erano presenti altri videopoker e ha così ripreso ad accanirsi contro “le sue amiche/nemiche” esplodendo ancora diversi colpi d’arma da fuoco. Proprio in quel momento, gli agenti di una pattuglia dei carabinieri della Compagnia di Marcianise presente sul posto hanno compreso immediatamente la gravità della situazione: i due militari sono entrati nel locale, bloccando e arrestando l’uomo che impugnava ancora la pistola con il colpo in canna. Si tratta di un incensurato di 40 anni, disoccupato ed affetto da ludopatia.
L’uomo è stato sottoposto a fermo ed è interrogato dai carabinieri. Sequestrata la pistola, una calibro 7,65 con matricola abrasa.