24 ore dopo la lite tra ventenni che ha sconvolto l’ordinario corso della serata tra i baretti di Chiaia e culminata con una coltellata secca e decisa inferta da Emanuele Colurcio al suo “rivale in amore” Domenico De Matteo, reo di intrattenere una relazione con la sua ex, quella ragazza che l’aggressore proprio non riesce a dimenticare, torna la normalità tra i vicoli contornati dal susseguirsi di localini nel cuore del quartiere Chiaia. A dispetto di quanto accaduto, la notte dopo un surreale fatto uno dei luoghi cult della movida napoletana esibisce comunque “il pubblico delle grandi occasioni”.
Dopo il marasma generato dal tragico accaduto, tutto sembra essere tornato al suo posto: a partire dalla “caccia al parcheggio” al “solito” parcheggiatore abusivo che esige “i soliti” cinque euro “a piacere”, perché “pure loro anna campà”.
Schiamazzi, cocktail, serpentina umana, tacchi a spillo, ciuffi fonati, boccoli cotonati, musica e vociare, borse e sciarpe griffate in bella mostra, le pattuglie posizionate nei “soliti” punti strategici: tutto invariato, in perfetto “stile Chiaia”.
Gli avventori minimizzano, gestori e proprietari di locali non si sbottonano, non solo per merito delle rigide temperature. Nessuno ha voglia di raccontare quanto accaduto la sera prima. C’è il desiderio o forse la necessità di dimenticare in fretta. Guai a parlare di movida violenta, non è la chiave di lettura giusta, secondo la maggior parte dei protagonisti del popolo della notte, in quanto si tratta di un’aggressione maturata sì nel cuore di uno dei luoghi topici della Napoli by night, ma che in virtù del movente e della potenziale premeditazione che trapela dall’intera vicenda, poteva insorgere ovunque e non per ragioni strettamente riconducibili alle “questioni da movida”, ovvero: uno sguardo di troppo, un drink rovesciato in maniera accidentale, uno spintone, un’occhiata alla ragazza sbagliata. Senza tralasciare i furti, le rapine, gli scippi, spesso maturati lungo quegli stessi vicoli ed altresì sfociati nel sangue. Questo episodio, secondo la maggior parte dei protagonisti del popolo della notte, non può essere riconducibile né accostabile a quelli sopra citati.
La vicenda, senza dubbio, ha nuovamente posto l’accento sul rapporto conflittuale che intercorre tra movida e sicurezza, a prescindere dai come e dai perché.
Della necessità di serrare i controlli sono convinti i residenti in zona che non si lasciano pregare per raccontare le loro “notti da incubo” in preda a frastuono e schiamazzi, senza tralasciare i raid vandalici.
La superficiale e grossolana chiusura palesata dagli avventori, soprattutto dai giovani coetanei dei due protagonisti dell’episodio maturato durante la notte di venerdì, consegna uno degli aspetti più tristi della vicenda che si riassume in una frase esternata da un ventenne: “Sono cose che tra ragazzi perbene non succedono…”