Il provvedimento adottato dall’Anm volto a ridimensionare i percorsi notturni dei bus che coprono le cosiddette “linee a rischio”, in particolare nelle zone periferiche della città, per preservare l’incolumità degli autisti e delle vetture, sovente oggetti di raid vandalici da parte delle baby gang, ha generato innumerevoli borbottii e prevedibili reazioni contrastanti.
Il dibattito insorto in merito all’efficacia del provvedimento e circa la discriminazione inferta alle periferie, tuttavia, non può e non deve discostare l’attenzione pubblica e mediatica dal vero punto cruciale della questione.
Ma quali sono le reali problematiche con le quali quotidianamente combatte un autista dell’Anm?
A questa domanda ha risposto proprio uno di loro, uno dei tanti autisti che, di giorno e di notte, tra mille stenti e vicissitudini, si siede alla guida di un mezzo di trasporto pubblico: “Sono anni che denunciamo all’azienda e alle forze di polizia lo stato di pericolosità di alcune zone della città, grida d’allarme mai seriamente ascoltate da azienda e istituzioni. Forse, come capita sovente, si aspetta “il morto” per agire. L’assalto dei bus è all’ordine del giorno e sembra essere diventato un passatempo usuale dei nostri giovani, troppo spesso abbandonati in periferie difficili, dove vige la legge della violenza gratuita.
Violenze che di giorno vede protagonista l’utenza indispettita da lunghe attese, ma è bene sapere che sono anni che si susseguono pensionamenti, ma a causa della spending review, la politica emessa dal governo Monti, non si verifica un cambio generazionale, che può avvenire esclusivamente con un concorso pubblico destinato agli autisti.
L’azienda, dal canto suo, ha provato ad incentivare il servizio con una proposta a dir poco sconfortante per tutta la categoria: ha esposto ai sindacati confederali un recupero di produttività, avanzando delle proposte oscene, al punto tale da far rabbrividire anche i nazisti! Si tratta di alcuni accordi che obbligavano gli autisti a lavorare con le vetture guaste, pena perdita di soldi, se c’erano giornate con traffico paralizzato dove si restava imbottigliati tra le lamiere, l’autista perdeva soldi sulla presenza. Da premettere che i fondi li avrebbe stanziati il comune di Napoli, ma con un sindaco che sono oltre 4 anni che dichiara ai mass media che non ci sono soldi, da dove avrebbe preso il denaro?
Noi dipendenti abbiamo avuto la sensazione che si trattasse solo di una becera proposta di campagna elettorale, difatti, le amministrative sono dietro l’angolo, questa volta, però, l’azienda ha dovuto fronteggiare gli autisti sul piede di guerra. La settimana scorsa, infatti, c’è stato un referendum tra il personale autista e con quasi il 60% abbiamo rispedito al mittente la vergognosa proposta aziendale, appoggiata dai sindacati confederali, che spesso avallano questo tipo di accordo atto a penalizzare gli autisti che per giunta subiscono sulla propria pelle ogni forma di ingiuria verbale di giorno e aggressioni materiali di notte.
La situazione è critica, noi autisti siamo tra incudine e martello: da una parte c’è una dirigenza che anziché aiutarci e gratificarci ci rende la vita lavorativa un inferno e dall’altra parte un’utenza che giustamente merita un trasporto pubblico efficiente, ma che ogni giorno a causa di penuria di uomini e mezzi sono costretti ad attendere i bus per molto tempo.
E non è tutto: oltre 10 anni fa, l’azienda assunse degli autisti attraverso una società denominata ERGONLINE, si trattava di una società di lavoro interinale, che veniva gestita anche da un nostro ex direttore, ora per fortuna finito nelle grinfie della legge e allontanato dall’azienda. Questa società, attraverso il pagamento di 25.000 euro circa a persona, ha dato la possibilità a questi lavoratori di entrare a far parte dell’Anm. Sta di fatto che si trattava di personale poco professionale che ha dato all’azienda e alla qualità del servizio una spinta verso il basso, ora buona parte del personale assunto in questo modo, nonostante abbia maturato pochissimi anni di servizio, alle visite mediche è risultato inidoneo alla guida, alcuni realmente non in condizione di guidare, altri che invece ci marciano maledettamente su col beneplacito dell’azienda. L’altro caso è di un ex collega, reso inidoneo definitivo alla guida perché accusava problemi alla schiena, eppure, fuori dall’orario di lavoro svolge la mansione di istruttore di guida.Questo il quadro della situazione fornito da chi immortala i fatti seduto alla guida di un bus dell’Anm.
In virtù delle anomalie riscontrate in due semplici casi, cosa si aspetta ad assoldare un’azienda investigativa? Sono certo che oltre il 50 % dei colleghi inidonei per magia o per miracolo risulterebbero di nuovo abili alla guida… Ora, il dubbio che sorge è un altro: non è che si tratta di individui super protetti dagli stessi dirigenti? Come si dice a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.”
Riporto due esempi su tutti: un collega di circa 35 anni, da nemmeno 10 anni di servizio, si è fatto rendere inidoneo in quanto accusa problemi alla spalla, di conseguenza gli è impossibile svolgere la funzione di autista, ma la cosa strana è che questo individuo è stato avvistato mentre praticava attività ginnica, alzando pesi di circa 80-90 chili con quel “malandato braccio”!
L’altro caso è di un ex collega, reso inidoneo definitivo alla guida perché accusava problemi alla schiena, eppure, fuori dall’orario di lavoro svolge la mansione di istruttore di guida.
In virtù delle anomalie riscontrate in due semplici casi, cosa si aspetta ad assoldare un’azienda investigativa? Sono certo che oltre il 50 % dei colleghi inidonei per magia o per miracolo risulterebbero di nuovo abili alla guida… Ora, il dubbio che sorge è un altro: non è che si tratta di individui super protetti dagli stessi dirigenti? Come si dice a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.”
Questo il quadro della situazione fornito da chi immortala i fatti seduto alla guida di un bus dell’Anm.