Nel giorno in cui il ministro Alfano è giunto a Napoli per fare il punto sulla questione sicurezza ed ha dichiarato che l’età punibile “può essere abbassata, la modernità porta a questo”, i giovani napoletani rispondono “con i fatti” in merito alla necessità di tamponare il fenomeno in potenziale ascesa dei “baby-criminali”.
Per Alfano occorre “rifuggire da ogni ipocrisia. I 16-17 anni di oggi non sono quelli di una volta, oggi a 16 anni si conosce esattamente la gravità di un crimine che si compie”. C’è “una parola di cui non aver paura, repressione. E un’altra parola, deterrenza: ciascun cittadino, di qualunque età, deve aver paura della reazione dello Stato“.
Dichiarazioni che fioccano proprio nel giorno in cui un gruppo criminale composto da minori, che negli ultimi mesi del 2015 si è reso responsabile di una serie di rapine a supermercati, farmacie e distributori di carburante nell’area del vesuviano, è stato scoperto dai carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna. Questo è quanto emerso grazie all’operazione “Lucignolo” e che ha consentito di far scattare le manette per quattro minori, arrestati in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale per i minorenni di Napoli.
I quattro sono ritenuti responsabili a vario titolo di ben undici rapine.
Nel corso delle indagini, coordinate dalla procura per i minori di Napoli, i militari hanno scoperto il metodo educativo, che veniva impartito dal capo del gruppo, una vera e propria “scuola di rapina”.
Il ragazzo maggiorenne e adesso detenuto per altri motivi esortava i ragazzini a delinquere, poi, dopo i colpi, organizzava cene in pizzeria per festeggiare, nel corso delle quali venivano fatte foto che venivano poi pubblicate su Facebook. Il potere dei social di macinare ed attirare consensi utilizzato, ancora una volta, per fortificare la complicità e lo spirito di aggregazione, affinché tutti possano sentirsi parte di “qualcosa di grande”, di irrinunciabile, galvanizzante. In un video il capo banda si rivolge a uno dei minori dicendo: «Se non sei in grado di farlo, non sei uomo».
I carabinieri hanno poi scoperto i luoghi di riunione dove venivano pianificati i colpi, i nascondigli dove venivano nascosti auto e motocicli impiegati per le rapine, nonché gli abiti e le armi usati per mimetizzare le corporature e per minacciare i titolari delle attività prese di mira.
L’inesperienza e l’incertezza dei minori emergono chiaramente dal video estrapolato dal sistema di videosorveglianza di una delle attività prese di mira: l’arrivo di corsa sullo scooter, la pistola puntata in faccia al malcapitato che, dopo qualche attimo di esitazione, riesce a cacciare via in malo modo due baby-rapinatori che con fare goffo si allontanano di corsa, increduli dell’imprevista reazione.