Un’incredibile retroscena è quello celato dietro l’omicidio di Salvatore Barbaro, avvenuto il 13 novembre 2009 a via Mare, poco distante dagli Scavi di Ercolano, ucciso per errore, perché a bordo di un’auto simile a quella di proprietà del reale bersaglio dell’agguato.
È morto per questa ragione Salvatore, vittima inconsapevole di una assurda faida di camorra tra gli Ascione-Papale ed i Birra-Icomino.
Dopo sette anni gli inquirenti sono riusciti a conferire un senso a quella morte che, in virtù di quanto emerso, appare ancora più assurda. Un omicidio efferato che per anni ha tormentato la famiglia Barbaro che non ha mai smesso di invocare la verità. Stamattina, quel tanto atteso giorno è giunto: i carabinieri della compagnia di Torre del Greco, col maggiore Michele De Rosa, hanno eseguito quattro ordinanze cautelari emesse dal Gip del tribunale di Napoli nei confronti di altrettanti esponenti della cosca Ascione -Papale, ritenuti responsabili dell’agguato, in un’indagine della Dda coordinata dal pm Pierpaolo Filippelli. La sera del 13 novembre 2009 i carabinieri si trovarono di fronte una scena terribile in via Mare: il cadavere del 29enne devastato da undici colpi di pistola sparati da distanza ravvicinata. Una esecuzione che non poteva lascare scampo alla vittima, seppur celasse quel clamoroso errore: quei proiettili non erano destinati a Salvatore. Un agguato di chiaro stampo camorristico, ma quel giovane con gli ambienti criminali non aveva nulla da spartire. La sua passione era il canto e per sbarcare il lunario si esibiva nelle feste dei neomelodici col nome d’arte di Salvio. Fu per questa ragione che le prime indagini si indirizzarono subito nell’ambiente dei neomelodici e si cercò di approfondire le frequentazioni del cantante. Aspetto, quest’ultimo, che ha sempre concorso ad avvolgere il delitto in una fitta ombra di dubbi da parte degli inquirenti. Una morte innocente che a distanza di sette anni trova riscattato pienamente il suo desiderio di verità e giustizia.