“I diritti non si concedono, vanno solo riconosciuti”: questo il coro scandito dai manifestanti riuniti nei pressi del Senato, mentre era in corso l’ennesima “battaglia politica” in merito alle unioni civili.
Dopo un’altra giornata scandita dalle polemiche, il Senato ha approvato la fiducia sul maxiemendamento interamente sostitutivo del testo del ddl sulle Unioni civili.
I voti a favore sono stati 173 e i contrari 71. A favore, oltre alla maggioranza, ha votato il gruppo Ala mentre prima della chiama il Movimento 5 stelle è uscito dall’aula. Nella maggioranza non hanno partecipato al voto i senatori del Pd, Felice Casson e Luigi Manconi, e i senatori di Ap Aldo Di Biagio, Roberto Formigoni, Giuseppe Marinello, e Maurizio Sacconi. Hanno dichiarato la loro contrarietà i gruppi Cor, Lega, Gal (con la ‘dissidenza’ di Riccardo Villari) e Sel. Tra i senatori a vita hanno votato a favore Mario Monti e Giorgio Napolitano.
Per il presidente del Consiglio Matteo Renzi si tratta di una vittoria dell’amore: “La giornata di oggi resterà nella cronaca di questa legislatura. E nella storia del nostro paese. Abbiamo legato la permanenza in vita del governo a una battaglia per i diritti, mettendo la fiducia. Non era accaduto prima, non è stato facile adesso. Ma era giusto farlo. Leggo critiche, accuse, insulti. Rispetto tutti e ciascuno, dal profondo del cuore. Ma quel che conta è che stasera tanti cittadini italiani si sentiranno meno soli, più comunità. Ha vinto la speranza contro la paura. Ha vinto il coraggio contro la discriminazione. Ha vinto l’amore“.
Alfano aveva iniziato la giornata con parole che hanno sollevato lo sdegno e le reazioni del mondo politico e dell’opinione pubblica. “È stato un bel regalo all’Italia avere impedito che due persone dello stesso sesso – le parole Alfano – cui lo impedisce la natura, avessero la possibilità di avere un figlio. Abbiamo impedito una rivoluzione contro natura e antropologica, credo sia stato un nostro risultato“.
Dopo le ultime trattative fra Pd e Ncd, la norma sulla stepchild adoption è stata stralciata. Ma è stata salvata almeno l’ultima parte dell’articolo 3. Quella che fornisce alle coppie gay un paracadute sulle adozioni, lasciando ai giudici la facoltà di decidere con le sentenze i casi in cui ammettere l’adozione agli omosessuali del “figlio del partner”. Ma il leader di Ncd Angelino Alfano è riuscito a spuntare la non equiparazione delle unioni civili al matrimonio, abolendo l’obbligo di fedeltà (punto che ha innescato la contromossa di alcuni senatori del Pd) e chiarendo che, in caso di rottura, ci sarà una separazione lampo. Resta però il cognome unico, la reversibilità della pensione e l’obbligo reciproco all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione.
Intanto il movimento Lgbti conferma la manifestazione di protesta del 5 marzo a Roma, in piazza del Popolo, contro le scelte del governo e del Parlamento. “Oggi il Senato si appresta a scrivere una brutta pagina nella storia dei diritti civili nel nostro paese – dichiarano le associazioni in una nota congiunta – approvando una legge sulle unioni civili che, caso rarissimo nell’intera Europa ed unico tra i paesi fondatori, ignora completamente l’esistenza e le esigenze dei figli e delle figlie di coppie omosessuali, chiedendo alla magistratura di sbrigare da sola questo incredibile vulnus della nostra legislazione. Ponzio Pilato non sarebbe riuscito a fare di meglio”.