Domani alla notte degli Oscar i delitti “d’onore” saranno sotto i riflettori di tutto il mondo. Saba è una donna pakistana che ha osato sposare l’uomo che amava. Per questo, suo padre le ha sparato in testa e l’ha gettata in un fiume. E poi ha continuato la sua vita come se niente fosse, protetto dalla legge che permette i cosiddetti “delitti d’onore”. Ma Saba è sopravvissuta ed è diventata un simbolo di speranza.
La sua storia è diventata un documentario che sta commuovendo il mondo e domani sera correrà agli Oscar. In difficoltà, il Primo Ministro pakistano ha promesso che fermerà questi crimini e pare che abbia incaricato sua figlia, un’attivista per i diritti umani, di lavorare a una modifica della legge proprio in questi giorni.
Nel mondo i delitti “d’onore” uccidono ancora una donna ogni 90 minuti. In Pakistan la legge del 2004 che doveva abolirli non funziona perché c’è una assurda scappatoia: se una donna ha causato “vergogna” alla sua famiglia rifiutando un matrimonio combinato, riservando attenzioni alla persona sbagliata o anche venendo stuprata, può essere uccisa legalmente se la sua famiglia “perdona” l’assassino. Questi crimini non c’entrano niente con l’onore, nè con nobili tradizioni, sono solo la conseguenza di una società che considera le donne come degli oggetti. Già in passato è stata presentata una proposta di legge per eliminare la scappatoia legale del perdono, ma nessuno nel partito di governo l’ha sostenuta con forza. Ora il Primo Ministro, che non si era mai speso su questo tema, ha pubblicamente promesso riforme legali per fermare questi crimini. Ma Saba e tutte le donne pakistane avranno bisogno di tutto il sostegno internazionale possibile per contrastare le enormi resistenze interne e conservatrici e cambiare il sistema.
La commissione per i diritti umani l’anno scorso ha contato 423 stupri e 304 violenze di gruppo in Pakistan. Sono numeri drammaticamente sottostimati perchè la maggior parte delle donne teme ancora di denunciare le aggressioni per non subire l’onta del disonore. Una donna al giorno, sempre lo scorso anno, è la media delle donne vittime di delitti d’onore, uccise appunto perchè considerate una vergogna per la famiglia. Negli ultimi anni il premio Nobel per la Pace a Malala Yousefzai e l’Oscar vinto da Sharmeen Obaid-Chinoy con “Saving Face”, un documentario sulla battaglia per la giustizia di due donne sfigurate dall’acido, hanno acceso i riflettori sul tema della violenza sulle donne in Pakistan. Una breccia in cui lavorano gli attivisti e i politici locali che si battono per i diritti umani.