Due ragazzi in fuga, attualmente irreperibili, braccati dalla polizia: uno è il figlio del boss, l’altro è il suo braccio destro, protetti e sostenuti dal clan di via Taverna del Ferro, sarebbero loro gli esecutori dell’omicidio del 18enne Vincenzo Amendola, il giovane che ha pagato con la vita lo sgarro derivante da una presunta relazione con la donna del boss.
Il suo presunto carnefice, il figlio del boss, era stato scarcerato pochi mesi fa per un caso di decorrenza dei termini di custodia cautelare, nel corso del processo d’appello in cui era imputato per un tentato omicidio. Un dettaglio che getta una tanica di costernata rabbia sull’intera vicenda. Se la giustizia avesse fatto il suo corso regolarmente, oggi, uno dei killer di Vincenzo sarebbe ancora detenuto a scontare una condanna per aver sparato contro la casa di un uomo del clan D’Amico, in seguito a un banale incidente stradale.
Adesso, lui e il suo complice, fuggono dalla legge, oltre che dall’impellente minaccia di finire nuovamente dietro le sbarre. Braccati da polizia e carabinieri, Gaetano Formicola e Giovanni Tabasco sono formalmente indiziati dell’omicidio di Vincenzo Amendola, il 18enne del Bronx di San Giovanni a Teduccio brutalmente assassinato la notte del 4 febbraio scorso in una campagna della periferia orientale di Napoli.
Nei loro confronti il giudice per le indagini preliminari ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, che va ad aggiungersi al provvedimento preso nei confronti di Gaetano Nunziato, l’amico che li ha tirati in ballo pentendosi e raccontando gli orrori di quella notte.
Formalmente irreperibili, i due pregiudicati – Formicola e Tabasco – hanno fatto perdere le loro tracce da venerdì scorso, giorno in cui il loro amico Nunziato iniziò a collaborare con la giustizia fornendo agli investigatori non solo le coordinate del luogo in cui era stato seppellito il povero Amendola, ma anche i particolari di un agguato ormai chiaramente premeditato e predisposto nei minimi particolari.
Gaetano è il figlio di Antonio Formicola, boss del «Bronx», attualmente in carcere; Giovanni Tabasco – detto «Birillo» – è suo cugino. Entrambi organici al clan che controlla le attività criminali di Taverna del Ferro, dove ancor oggi la camorra tiene sotto scacco i poveri commercianti ambulanti che tengono una volta a settimana il mercatino rionale e gestisce il traffico di stupefacenti. Formicola e Tabasco intuirono subito che il punto debole del loro diabolico piano poteva essere proprio il terzo complice, e per questo tentarono più volte di condizionarlo. Poi, quando si accorsero che probabilmente il loro amico aveva ceduto e raccontato tutto alla polizia, si diedero alla fuga.
Cosa accadrà quando verranno acciuffati? Nessuno può stabilirlo. La paura e la disperazione potrebbero prevalere sul senso del dovere che impone di attenersi rigorosamente al rispetto delle “regole d’onore” e i due potrebbero pertanto fornire versioni contrastanti e vicendevolmente discolpanti. Oppure, potrebbero utilizzare la latitanza proprio per architettare la strategia difensiva più indolore.
L’unica cosa certa è che al cospetto delle dinamiche camorristiche nulla, proprio nulla può e deve essere dato per scontato.