“Sarno” un cognome che nella periferia orientale di Napoli non può non essere associato ad una pagina sanguinaria e significativa della storia della criminalità organizzata.
Un clan egemone per oltre un trentennio e che identificava la sua roccaforte tra le mura del quartiere Ponticelli, seppur capace di estendersi ben oltre quella porzione di periferia, arrivando, di fatto, negli anni d’oro e della massima ascesa, a detenere il controllo di un autentico e vasto impero saldamente ancorato sul controllo delle attività illecite: dalla droga al contrabbando, dal racket al toto-nero. E molto, molto altro.
Comandavano i Sarno, o meglio, “regnavano” i Sarno.
Un’organizzazione completamente smantellata dall’eccelso, battente e deciso lavoro delle forze dell’ordine che hanno potuto finanche contare sul prezioso supporto di diversi uomini del clan, di fatto diventati collaboratori di giustizia.
Stanotte, poco dopo la mezzanotte, il cognome dei “Sarno” è tornato nuovamente a turbare la quiete del quartiere Ponticelli per effetto dell’ennesimo agguato costato la vita proprio ad un membro della famiglia tanto temuta e rispettata a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.
Un uomo è stato raggiunto da due colpi di pistola alla testa nel suo letto, proprio lì, nel suo appartamento nel Rione De Gasperi, in via Angelo Camillo De Meis: si tratta di Giovanni Sarno, 54 anni, fratello di Carmine Sarno, collaboratore di giustizia, e di Ciro, l’ex «sindaco di Ponticelli», per anni boss dell’omonimo clan e attualmente in carcere.
Il corpo è stato trovato da una nipote, intorno alle 4. I parenti sono stati avvertiti da una citofonata da parte di uno sconosciuto, sopraggiunta nel cuore della notte.
L’uomo aveva precedenti per associazione a delinquere, porto abusivo di armi, omicidio, rapina. Sull’accaduto indaga la Squadra Mobile della Questura di Napoli. Contro Giovanni Sarno sono stati sparati 4-5 colpi di pistola, probabilmente un revolver, visto che a terra non sono stati trovati bossoli. Due proiettili lo hanno raggiunto alla testa.
L’uomo, invalido, viveva in un «basso» a Ponticelli, con la porta sempre aperta e in condizioni di indigenza. I fratelli, elementi di vertice del clan Sarno, hanno iniziato a collaborare con la giustizia nel 2009 e gli investigatori non escludono che l’omicidio possa ricondursi a una vendetta o a un regolamento di conti. Molto probabilmente l’uomo stava dormendo quando chi lo ha ucciso è entrato in azione.
Hanno colpito un “punto debole”, un uomo inerme, incapace di difendersi e, in quanto tale, bersaglio più che appetibile per la camorra che ancora una volta, dimostra la sua indole più codarda e spietata, senza tralasciare quel sadico desiderio di “tastare il dolore” che non permette di attendere il sopraggiungere di un nuovo giorno per “gustarsi la scena” del ritrovamento del cadavere, avvenuta in maniera fortuita.
La notte protegge, tra le intelaiature del suo funereo mantello, le riprovevoli azioni criminali e, al contempo, conferisce un tono ben più drammatico al dolore. Quel dolore che galvanizza l’ideologia criminale e ne esalta le sanguinarie gesta.
Un delitto, probabilmente non a caso, avvenuto venti minuti dopo la mezzanotte, quando, di fatto, era già iniziato il lunedì, per non profanare l’imprescindibile principio secondo il quale “non si spara di domenica”. E, al religioso rispetto di certe regole, la camorra ci tiene tanto.