Il progetto Maschere Nude di Nicola Pagano, conferma il suo stile di studioso interdisciplinare, che gli corrisponde appieno, perché l’arte resta per lui una scienza del possibile, imprescindibile, e da cui egli prende sostanza, in un dialogo che la investe in quanto attività filosofica, poetica, storica, sempre schierata e mai neutrale.
In mostra al PAN una selezione di 27 opere realizzate dall’artista dal 2014 ad oggi che individua e riassume la tematica di fondo che ha connotato il suo recente lavoro, incentrato sui diritti dell’uomo e sulla biopolitica.
L’esposizione comprende opere di vario formato, realizzate con tecnica mista (penna, acetone e acquerello su strati successivi di carta velina applicati su tavola) che ritraggono protagonisti dell’arte e della letteratura del Novecento (Franz Kafka, Pierpaolo Pasolini, Alberto Giacometti, Francis Bacon, Buster Keaton, Samuel Beckett, Antonin Artaud), rappresentati singolarmente o deformati attraverso segni somatici sovrapposti, posti in alternanza a volti di migranti, tratti dai giornali degli ultimi due anni, ingranditi ed isolati dal contesto.
“Il tentativo” – spiega Pagano – “è quello di far emergere da quei volti la vita nuda nella sua intima essenza, nella sua dignità o ambiguità”; di qui nasce il corto circuito che scaturisce dal confronto tra quelli che, nel Novecento, hanno esplorato i territori estremi della condizione umana, ed i migranti di oggi, “che, al pari degli internati nei campi di concentramento, sembrano rappresentare il simbolo delle principali contraddizioni del mondo attuale” (da G. Agamben – Homo sacer).
Al confine fra ispirazione poetica e sapienza della mano, Pagano con Maschere Nude propone un pensiero critico argomentante, aperto alle ragioni del confronto ed alla convivenza di posizioni diversificate.