Si chiama “Buena Ventura” l’indagine contro il narcotraffico condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e sfociata nell’operazione che svelato le dinamiche di rilevanti traffici di cocaina tra la Colombia e la Calabria, con il coinvolgimento di soggetti legati ai narcos del Sud America.
Un binomio tutt’altro che inedito e che in passato era emerso grazie ad altre indagini investigative e che continua a identificare nell’asse Sudamerica-‘ Ndrangheta un feeling solido, così come l’escamotage utilizzato per nascondere la droga non è nuovo.
Era il 2014, quando la Polizia italiana (Squadra Mobile di Reggio Calabria e Servizio Centrale Operativo) e Fbi dopo due anni di indagini erano riusciti a disarticolare il “ponte” fra la Calabria e gli Stati Uniti realizzato da un sodalizio transnazionale dedito al traffico di stupefacenti e al riciclaggio di denaro. I cartelli calabresi avevano pianificato e realizzato l’acquisto di una consistente di partita di cocaina che doveva giungere da New York al porto di Gioia Tauro.
Nel 2015 – in due distinte fasi – gli stessi investigatori della Polizia di Stato e agenti delle agenzie federali americane del Federal Bureau of Investigation (Fbi) e dell’Homeland Security, nel corso della congiunta operazione Columbus (maggio 2015), disarticolavano in Calabria e a New York un sodalizio criminoso con proiezioni transnazionali, dedito ai traffici internazionali di sostanze stupefacenti tra gli Stati Uniti d’America e la Calabria. Le attività investigative consentivano di ricostruire l’organigramma del sodalizio, la struttura organizzativa, le condotte transnazionali e le rotte del narco-traffico e di qualificare i rapporti fra esponenti della ‘ndrangheta e trafficanti attivi nel Centro – America, in contatto con narcos colombiani.
Nel corso delle investigazioni in Italia, in Colombia, Perù, Repubblica Domenica e Spagna sono stati impiegati investigatori esperti nel contrasto al traffico internazionale di sostanze stupefacenti che hanno permesso il sequestro in Italia e in Spagna di consistenti quantitativi di cocaina.
Le indagini hanno permesso di sventare l’importazione di oltre 35 chili di cocaina, organizzata fra la Colombia e la Calabria. La droga sarebbe giunta in Italia nascosta in un container di frutta o pesce surgelato. Per questo fine, alcuni trafficanti calabresi avevano allestito nella Locride un esercizio commerciale per la rivendita di pesci surgelati provenienti dal Sudamericano.
Un’operazione che dimostra la forza e la capacità dei cartelli calabresi nello stringere accordi con i narcos colombiani al fine di importare dal Paese sudamericano in Calabria ingenti partite di cocaina destinata alle piazze di spaccio di diverse province italiane e in Europa. L’indagine della Direzione distrettuale antimafia e della polizia di Stato di Reggio Calabria conferma il ruolo autoritario e di leadership delle famiglie della ‘ndrangheta nella gestione del traffico internazionale di sostanze stupefacenti.