Un episodio di cyberbullismo diventato noto in seguito al tragico epilogo al quale è andata incontro la vita di Tiziana Cantone, la 31enne di Mugnano di Napoli che si è tolta la vita, anche per sfuggire all’incubo generato dalla diffusione in rete di alcuni video che la ritraevano intenta a praticare rapporti sessuali.
Il Gip di Napoli Tommaso Perrella ha disposto l’archiviazione per le sei persone indagate per diffamazione nell’ambito del procedimento avviato a fine 2015 da Tiziana Cantone. La giovane, prima di togliersi la vita, denunciò le persone che avevano pubblicato sui social qei video che prima su whatsapp e poi su facebook, sono stati visualizzati da migliaia di persone.
Il magistrato ha disposto un supplemento di indagine chiedendo alla Procura di verificare eventuali responsabilità del legale rappresentante di Facebook Italia.
Forte il rammarico della madre della giovane che non riesce a darsi pace da quando Tiziana ha compiuto quell’estremo gesto.
“Non cerchiamo un capro espiatorio – ha affermato Giuseppe Marazzita, legale di Teresa Giglio, madre della Cantone – ma di certo la diffamazione ai danni di Tiziana c’è stata, ed è una delle cause del suo gesto”.