Un’escalation di omicidi da parte di uomini che hanno impugnato le armi per uccidere le donne che sostengono di amare, si sono alternati negli ultimi giorni, da Nord a Sud.
Siena, Roma, Cagliari, Caserta, Bari: tante macchie insanguinano lo stivale per aggiornare la mappa dei “femminicidi”, questo il termine coniato per indicare i casi di violenza sulle donne che sfociano in fatti di sangue.
Il coltello è l’arma che più compare in queste tragedie.
Nel Casertano, un uomo ha sparato alla compagna che voleva lasciarlo, uccidendola per strada. La vittima aveva 49 anni, si chiamava Maria Tino ed è caduta a terra esanime poco lontano da casa sua, a Dragoni: tre colpi di pistola hanno messo fine alla sua vita. A sparare il convivente, Massimo Bianchi, 61 anni, che è stato subito fermato dai carabinieri.
Una scena choc, con l’agguato consumato in pieno giorno e nella piazza principale del paese. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, la donna aveva deciso di lasciare il compagno. Secondo una prima ricostruzione si è consumato un altro tragico cliché, quello dell’ultimo appuntamento: la donna era seduta su una panchina nei pressi della chiesa, aspettava Bianchi che aveva insistito per volerle parlare. Lui è arrivato in auto, è sceso, ha estratto la pistola e le ha sparato a bruciapelo, senza darle scampo. Maria Tino – ha riferito un testimone oculare – ha urlato “no” all’indirizzo dell’uomo prima di essere finita con tre colpi.
La storia di Maria è ulteriormente intrusiva da un macabro precedente: appena l’anno scorso è stata accoltellata dall’ex marito, che ora è in carcere con l’accusa di tentato omicidio. Stavolta non è sopravvissuta alla furia dell’uomo con cui stava: lui ha esploso 3 colpi di pistola verso di lei mentre si trovava in piazza Municipio a Dragoni. Maria Tino è stata colpita al torace ed è deceduta subito dopo.
Lui è operaio, lei – mamma di due figli – si arrabattava come poteva tra lavori socialmente utili e qualche commissione come sarta. Bianchi, dopo aver ucciso la compagna, è rimasto sul posto ed è stato arrestato dai carabinieri della stazione di Alvignano, subito accorsi. Non risultano denunce nei confronti del 61enne da parte della donna.
Più fendenti: alcuni all’addome e al torace, il colpo mortale è stato inferto alla gola e ha reciso la giugulare. Così è morta la 48enne barese Donata De Bello, durante l’ennesimo litigio con il suo compagno. L’uomo, il 32enne Marco Basile, con piccoli precedenti, è attualmente in carcere in stato in fermo con l’accusa di omicidio volontario.
Forse gli uomini, alcuni di questi uomini invocherebbero, se potessero, lo sterminio di genere. Omicidi diversi, storie diverse, ma dalla matrice comune, oltre che dall’estremo epilogo.
Cinque nomi che vanno ad addizionarsi a quelli di centinaia e centinaia di donne, accumunate dallo stesso destino che le ha portate a conoscere degli uomini che in maniera univoca, seppur con le dovute differenze, vedono la donna come un essere subalterno, di cui disporre a proprio piacimento, che quando non sottostà più alle loro volontà, va minacciata, perseguitata e qualche volta persino uccisa. Odiano le donne per essersi opposte al loro volere, per averli disonorati. E, per questo, ritengono che quelle donne debbano espiare la loro “colpa” con la vita.