Gioiosa Ionica (reggio Calabria), 1 novembre 1995 – Luigi Coluccio, 23 anni, titolare di un bar, paga con la vita la determinazione sua e dei familiari a resistere alle richieste della ‘ndrangheta. Luigi viene ucciso sulla porta del suo bar. Gli assassini hanno atteso che girasse le spalle alla strada per calare le saracinesche.
Gli hanno sparato contro almeno due fucilate. Quella dei Coluccio è una famiglia in vista e, fino a pochi anni prima, titolare di vari esercizi commerciali, tutti ben avviati e gestiti direttamente da loro. Il padre, Pasquale, era il proprietario di un supermercato. Un altro fratello della vittima, Rocco, era il titolare di un’avviata paninoteca, in una delle strade principali del paese; attività che, se non davano ricchezza, quanto meno assicuravano una certa tranquillità economica.
Le prime avvisaglie dell’offensiva del racket risalgono a tre anni prima dell’omicidio che ha spento la vita del 23enne, quando «qualcuno» fece arrivare ai Coluccio dei chiari segnali, ai quali il capofamiglia non diede eccessivo peso. Il 13 giugno del 1992, il primo, duro attacco. La paninoteca di Rocco Coluccio fu incendiata. Ma i Coluccio non cedettero. E così un altro dei figli di Pasquale, Salvatore, fu ferito da una fucilata. Ma la famiglia seguitò a non manifestare alcun segnale di resa. Allora fu alzato il tiro; decine e decine di litri di benzina furono versate dentro il supermercato di Pasquale Coluccio e l’esplosione che lo demolì fu sentita da tutto il paese, ma nenahce davanti a quell’avvertimento inequivocabile decisero di piegarsi alle volontà della ‘ndrangheta. Una sfida che, in ultima battuta, la ‘ndrangheta ha voluto punire con il delitto del giovane Luigi.