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VIDEO-Il Comune di San Giorgio a Cremano ordina lo sgombero per le famiglie che vivono a Villa Marulli

Luciana Esposito di Luciana Esposito
7 Novembre, 2017
in In evidenza, News
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20171106101210Il diritto alla casa è il diritto economico, sociale e culturale ad un adeguato alloggio e riparo.

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Un diritto fondamentale per garantire un’esistenza dignitosa e sicura a un individuo, tant’è vero che figura in molte costituzioni nazionali, nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, nel Trattato di Lisbona. Nella Costituzione italiana il diritto all’abitazione è richiamato all’articolo 47.

Una premessa scontata, ma necessaria per sottolineare l’importanza di un diritto che molto spesso non viene garantito, soprattutto quando a rivendicare un’adeguata sistemazione sono le cosiddette “fasce deboli”; quindi, paradossalmente, le classi sociali più povere e disagiate, coloro che hanno realmente bisogno di un aiuto istituzionale per assicurarsi un tetto sulla testa.

In ogni città, in ogni comune c’è una “bestia nera” ovvero nuclei familiari che vivono in condizioni di disagio abitativo e che rivendicano il diritto alla casa.

La “bestia nera” del comune di San Giorgio a Cremano è

una, soltanto una: Villa Marulli detta Villa Anna. Una struttura che vanta fondamenta secolari e una storia illustre, in quanto rientra nelle ville napoletane del Miglio d’oro. Era lì che il pittore Luca Giordano si recava in cerca di riposo quando poteva concedersi una vacanza. La masseria, dopo che la famiglia Giordano la mise in vendita, ebbe numerosi proprietari. Nel XVIII secolo fu trasformata in villa residenziale. Nonostante la sua importanza storica e culturale, la villa fu adibita a manicomio. Nel 1978, la Legge Basaglia decretò la chiusura dei manicomi e la villa fu occupata da famiglie disagiate che da più di 30 anni vivono ancora lì da “residenti abusivi”, poiché, seppur gli sia stata riconosciuta la residenza, “sulla carta” restano degli occupanti senza titolo.

Il 1° gennaio 2014, durante la notte di capodanno, un violento incendio interessò una parte della struttura adibita a discarica abusiva, dove erano stati sversati consistenti quantità di pneumatici e rifiuti speciali. In quella circostanza, il sindaco ordinò lo sgombero di 21 famiglie sia da Villa Anna che da due palazzine poste nelle sue vicinanze. Alcune famiglie vennero temporaneamente ospitate in un hotel di Cercola, mentre altre restarono lì, seppur consapevoli di respirare polveri sottili e sostanze cancerogene, perché temevano quello che sarebbe accaduto, se avessero lasciato quell’alloggio, occupato per non finire a vivere sotto i ponti.

Una problematica nota, quindi, seppur di non facile risoluzione, la condizione in cui vivono quelle famiglie che da oltre 30 anni, tutte le amministrazioni che si sono alternate hanno preferito ignorare, anche davanti a delle situazioni di conclamato pericolo, quale l’incendio di una discarica abusiva.

Qualche mese fa, a scoperchiare la pentola, costringendo il sindaco Zinno a non poter imitare la condotta dei suoi predecessori, ci ha pensato la denuncia di una delle famiglie residenti a Villa Anna, in seguito al crollo di piccoli calcinacci, distaccatisi dall’intonaco di una parete esterna dell’edificio. Una delle estati più calde di tutti i tempi, si è fatta ancor più rovente per le 17 famiglie costrette a vivere in quello che un tempo fu un manicomio. Mesi segnati dalla perizia dei tecnici del comune che ha dichiarato lo stato di inagibilità del palazzo, da diversi ingiunzioni di sfratto notificate alle famiglie che vedono la loro serenità mentale ed emotiva messa a dura prova, complice lo sgombero fissato per lo scorso 3 novembre, nel corso del quale due assistenti sociali hanno assunto una condotta opinabile, minacciando diversi genitori di ritornare tra 10 giorni per portare via i loro figli minorenni per condurli in una casa famiglia e invitando perfino le stesse famiglie a votare “un certo partito” additandolo come l’unico in grado di “risolvere il loro problema”. Mesi trascorsi, soprattutto, nel segno dell’incertezza, della paura e della disperazione: una donna ha perfino tentato il suicidio, minacciando di lanciarsi dal tetto dell’edificio, non vedendo alcuna via d’uscita per sé e le sue figlie, costringendo gli altri residenti di Villa Anna ad allertare il 118 per rianimarla.

Nel corso di questi mesi, il sindaco di San Giorgio a Cremano, Giorgio Zinno, ha più volte incontrato i cittadini che vivono a Villa Merulli, costretti a vivere tra disagi e disperazione, ma le tante chiacchiere propinate, fin qui, non si sono convertite in nessuna iniziativa concreta, messa nero su bianco. Promesse avanzate e poi ritrattate, proposte garantite e poi sbugiardate dall’ennesima ingiunzione di sfratto: quelle 17 famiglie si sentono prese in giro e mancate di rispetto dalla persona che li rappresenta e che dovrebbe garantirgli e assicurargli il diritto alla casa, oltre che la figura istituzionale per eccellenza “al servizio del cittadino”, retribuita per risolvere i problemi dei cittadini. Di tutti i cittadini.

Per tutelarsi e vedersi riconoscere il “tutt’altro che scontato” diritto alla casa, quelle 17 famiglie che versano in una condizione di totale disagio, non solo abitativo, ma anche economico, hanno scelto di farsi rappresentare dall’avvocato Gilberto Petrucci che è riuscito ad evitare che lo scorso 3 novembre venissero letteralmente “buttate per strada” dalle forze pubbliche e che adesso si sta battendo per fare in modo che non finiscano per strada a festeggiare il Natale, quella ricorrenza che inneggia alla solidarietà e che vede molti comuni impegnati in iniziative finalizzate a sfamare i senzatetto, assicurandogli un pasto degno di definirsi tale, almeno in quella circostanza.

Un controsenso nel controsenso, in una vicenda piena di buchi neri: secondo quanto dichiarato dal primo cittadino di San Giorgio a Cremano alle 17 famiglie alle quali ha imposto di lasciare l’unico tetto che sono riusciti a rimediare negli ultimi 30 anni, nessuna casa di edilizia popolare di proprietà del comune di San Giorgio a Cremano al momento risulta disponibile, tuttavia, nel dicembre del 2015, lo stesso Zinno, annunciando l’approvazione di una delibera con la quale  è stato indetto un bando di concorso finalizzato alla formazione di una graduatoria permanente delle famiglie aventi titolo per l’assegnazione di alloggi di edilizia popolare pubblica che potranno rendersi disponibili nel territorio comunale, dichiarò che “La casa è un bisogno primario della persona, stiamo lavorando per soddisfare le esigenze di coloro che necessitano di un’abitazione. Non sarà facile rispondere ai bisogni dei tanti cittadini ma non abbasseremo la guardia e percorreremo tutte le strade possibili per dare risposte concrete“.

Il comune di San Giorgio a Cremano possiede 20 alloggi in via Buongiovanni, 52 in via Tufarelli, mentre non è reso pubblicamente noto il numero di appartamenti – né di quelli complessivi né di quelli attualmente occupati – del Parco Bacci di via Gramsci nè vengono precisati i criteri utilizzati per l’assegnazione di quelle case.

Quale futuro decreterà l’amministrazione Zinno per quelle 17 famiglie alle quali da mesi sta intimando di abbandonare gli alloggi che occupano da decenni, senza tendergli la mano per indicargli una concreta alternativa alla strada?

Può un’amministrazione comunale contribuire, di fatto, all’incremento del numero dei senza fissa dimora, quando, in teoria, dovrebbe lavorare per ridurlo?

Al sindaco Zinno la risposta.

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