Lucio Dalla è autore o protagonista della Leggenda di Colapesce? O il cantautore bolognese è l’emulo eccellente, l’erede, il continuatore di quella straordinaria leggenda, divenuta sempre più realtà, sempre più atto d’accusa? Lucio Dalla non adombra il sospetto che l’uomo discenda dai pesci ma lo asserisce: “Frattanto i pesci, dai quali discendiamo tutti, assistettero curiosi al dramma collettivo di questo mondo che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo e cominciarono a pensare nel loro grande mare”.
In Com’è profondo il mare, Lucio Dalla lancia un duro atto d’accusa verso chi “sta cercando di farci annegare”. È chiaro che il pensiero dà fastidio, canta Lucio Dalla anche se chi pensa è muto come un pesce, anzi è un pesce, e perciò difficile da bloccare, perché è il mare a proteggerlo.
La leggenda di Colapesce di Mimmo Mòllica, filastrocca moderna di un’antica leggenda, ripercorre e dà (nuova) voce alle imprese di questo «eroe popolare» che sono “dramma collettivo di questo mondo”, mutuando i versi di Lucio Dalla. Com’è profondo il mare è moderna testimonianza, trascinante omaggio e condivisione al leggendario Colapesce e alla stessa leggenda, per spiegare la cui metafora è necessario immergersi nelle profondità marine assieme al ‘ragazzo di Messina’, in cerca dell’unico tesoro cui Cola è veramente interessato: rendere mari e mondo più accoglienti ed il Pianeta sempre più civile; dare un mondo migliore ai discendenti.
Mimmo Mòllica ha riscritto in versi e strofe ed in lingua italiana, la leggenda del ragazzo di Messina, figlio del mare di Sicilia bella. Mòllica immagina Cola intento a indagare il mare e i misteri delle profondità marine (Cola racconta alle onde i suoi segreti e il mare come amico l’ascolta…) trascorrendo il tempo tra le onde, per riaffiorare dopo ore, scoprendo le bellezze ma pure le bruttezze degli abissi.
Se nella leggenda il re si rivolge a Colapesce perché descriva cosa c’è nei fondali del suo Regno, il Presidente della Provincia di Campobasso, Nicola D’Ascanio, rivolge un appello a Lucio Dalla (maggio 2011), nel tentativo di scongiurare la paventata installazione delle trivelle petrolifere al largo delle splendide Isole Tremiti, opponendosi ad un ulteriore scempio ambientale.
Così Cola Pesce “uomo veramente degno, di cui si maraviglino gli huomini in tutti i secoli. Costui lasciando quasi la compagnia degli huomini si viveva tra’ pesci del mare di Messina, e perché ei non poteva star molto tempo fuori dell’acqua, però egli s’acquistò il cognome di pesce”, come scrive Giuseppe Pitrè.
Colapesce da Messina testimonia l’eroismo e l’abnegazione dei siciliani, rimanendo per sempre nelle profondità marine a sorreggere la colonna erosa dal fuoco che rischia di far crollare la sua amata Terra, la Sicilia. Cola studia e descrive il Pianeta attraverso le meraviglie e lo scempio dei mari (ieri come oggi); la ricchezza e il degrado (splendore e squallore) che si nascondono nelle immense profondità abissali, giacché l’uomo per sete di dominio e di potere, / vuol somigliare al Dio dell’infinito e vuole avere potere perfino sul nascere e il morire. L’uomo si esalta per onnipotenza, vorrebbe sovvertir pure la scienza, / comprare col denaro anche se stesso.
Colapesce studia e ‘sorregge la colonna’ del delicato ecosistema, minacciato dall’inquinamento e dall’inesorabile degrado dell’ambiente marino, che modificano la naturale condizione dell’ecosistema. Degrado causato dall’uomo e dalle sue attività sbagliate, sversando e immettendo nel mare sostanze tossiche in grado di procurare depressione del sistema immunitario e stravolgere perfino le funzioni riproduttive. Negli anni ’90 il morbillivirus diffusosi nel Mediterraneo si è poi diffuso nel mar Tirreno, nello Ionio e nell’Egeo. Sostanze molto difficili da degradare, tossiche e cancerogene, come il DDT, capace di alterare le funzioni ormonali e i processi riproduttivi in numerose specie del Mediterraneo: pesci spada, tonni rossi, stenelle striate, tursiopi, delfini e balenottere.
Altra enorme iattura sono la plastica e i rifiuti plastici che vengono a contatto con mammiferi marini, pesci, uccelli e tartarughe, sia in superficie che nelle profondità marine. Molte di queste creature finiscono per ingerire quantità di plastica, scambiandola per cibo. Ciò provoca la morte dell’animale per ostruzione del tratto digestivo, e conseguente inedia o soffocamento.