Un terreno chiacchierato e al centro di numerose e “misteriose” polemiche, quello che avrebbe dovuto accogliere gli edifici di edilizia popolare che avrebbero definitivamente archiviato la pratica Rione de Gasperi, consentendo al comune di Napoli di disporre del numero di abitazioni necessarie per terminare l’ambizioso progetto di riqualificazione urbana di un rione che nasceva come “sistemazione temporanea” per i reduci del secondo dopoguerra e che, invece, da oltre 50 anni attende di essere raso al suolo.
In via Carlo Miranda, in effetti, i lavori per la realizzazione degli edifici sono iniziati e son stati bruscamente interrotti più volte. Tra le carcasse di quegli ammassi di cemento incompiuti ha trovato la morte un ragazzino, uno dei tanti che lì ci andava per evadere dalla noia dilagante tipica dei contesti periferici in cui perfino i rottami di un cantiere dismesso appaiono affascinanti come un luna park.
A due passi dal teatro dell’accaduto, di recente, è stata riqualificata ed inaugurata l’area giochi intitolata alla memoria di Francesco Paolillo, il 14enne che perse la vita in quelle infauste circostanze, mentre intorno dilaga il degrado più totale.
I residenti in zona vivono in una discarica a cielo aperto: l’estate scorsa fu proprio uno di loro a segnalare la presenza di ruspe “sospette” intente a praticare strane manovre a notte fonda, proprio in quel terreno, abbandonato, ma non dimenticato da chi lo ha individuato e lo ha inserito in un prolifero business, quello dello smaltimento di rifiuti.
Nonostante dopo quella lampante segnalazione il terreno sia stato sottoposto a sequestro giudiziario, in più frangenti i residenti in zona continuano a segnalare la presenza di individui che continuano indisturbati a disporre di quel terreno per i loro loschi affari.
L’intera strada è in balia del degrado e dell’incuria, con rifiuti domestici gettati lungo i marciapiedi e nei pressi di cassonetti già pieni fino all’inverosimile, complice l’abitudine dei residenti in comuni limitrofi in cui si pratica la raccolta differenziata di disfarsi di voluminosi sacchetti in cui lasciano convergere tutti i rifiuti e che vengono abbandonati lungo le strade del quartiere della periferia orientale di Napoli che vede così accrescere di giorno in giorno la sua fama di discarica a cielo aperto. Tantissimi anche i commercianti e i piccoli imprenditori che, al termine della giornata di lavoro, si recano nel quartiere di proposito e solo per disfarsi dei rifiuti da smaltire. All’ordine del giorno i pescivendoli che sversano lungo le strade di Ponticelli dove abbondano i capannelli di rifiuti, ingenti quantitativi di acqua putrida e maleodorante, oltre a residui di interiora e pesci in avanzato stato di decomposizione.
Una situazione esasperata dal caldo che concorre a creare un’aria irrespirabile, mentre il rischio degli incendi dolosi rappresenta il vero incubo di chi è costretto a vivere ingabbiato tra i rifiuti.
Secondo quanto riferito da alcuni residenti in via Carlo Miranda, le lastre di amianto e il materiale edile sono i rifiuti che più frequentemente vengono sversati nel cantiere già sotto sequestro e nelle altre porzioni di terreni incolti che abbondano lungo quella strada.
Inoltre, a testimonianza della totale assenza di controlli e della libertà di cui dispone chi vive raggirando la legge, i residenti in zona raccontano che lungo via Miranda è stato istituito un autolavaggio abusivo che, con tanto di allaccio abusivo, “ruba” acqua e corrente elettrica. Tendoni verdi utilizzati per delimitare l’area adibita arbitrariamente ad autolavaggio, nessun cartello né insegna stradale, i clienti arrivano grazie al passaparola.
In un clima di crescente esasperazione ed allarmismo, nervosamente si consuma l’ennesima rovente estate, lungo una delle strade più dimenticate di Ponticelli.