Il video pubblicato lo scorso febbraio sul canale Youtube di Napolitan che mostrava quanto dichiarato ad amici e parenti dai collaboratori di giustizia Giuseppe Sarno e sua cognata Patrizia Ippolito, moglie di Vincenzo Sarno, non è passato inosservato alla magistratura.Nel corso di quella diretta su facebook, l’ex numero uno della cosca di Ponticelli e la donna che subentrò al vertice del clan non appena i fratelli Sarno iniziarono a passare dalla parte dello Stato, non solo hanno assunto una condotta poco confacente al loro status di collaboratori di giustizia, ma hanno inviato dei messaggi piuttosto espliciti: “Ciao, vi ricordate di noi!? Siamo sempre noi! Guardateci, non siamo mai falliti, eh!?” Ciao per tutti quelli che ci vogliono bene…chi non ci vuole bene…” e termina la frase facendo il segno della croce con la mano, simbolo di morte.
E ancora: “Mo’ chiamano le guardie, – consapevole dell’incompatibilità di quell’apparizione virtuale con lo status di collaboratore di giustizia sotto protezione – dicono: guardate, andate a vedere.. a Patan, o’ Pepp’”
“A Patan e o Pepp’ sempre insieme, sempre…” aggiunge la Ippolito, mentre entrambi sollevano il pollice verso l’alto.
“Ci stanno dicendo qualche parola?” chiede alla cognata e lei replica: “No, un’amica ha scritto sai come rosicano tutti che stiamo in diretta io e te?” E Peppe Sarno aggiunge: “Per la faccia di tutti quelli che ci vogliono male, dovete schiattare, schiattare, schiattare.”
E, ancora, esclama: “Noi fratelli Sarno ci amiamo”, “noi fratelli Sarno ci amiamo”, lo ripete battendo la mano sul petto. E poi aggiunge: “Chi non vuole bene ai fratelli Sarno…” l’ex numero uno della cosca di Ponticelli termina la frase portando il pollice verso il basso, proprio come facevano gli antichi imperatori romani quando volevano decretare la morte di un “gladiatore”.
Alla stragrande maggioranza degli abitanti di Ponticelli non è andata giù l’ostentazione del lusso, oltre che della libertà di cui godono, nonostante i crimini commessi: dalle buste dello shopping e la borsa griffata della Ippolito, alla leggerezza con la quale si mostrano intenti a fare la bella vita, seduti al bar a sorseggiare un caffè. Non ci sono parole di scuse o di cordoglio per le tante vite estranee alla camorra finite nella morsa della loro furia omicida, ma solo tanti sorrisi, sfoggiati con estrema disinvoltura. Moltissimi i commenti ricchi di disprezzo ed indignazione per quello che viene concesso ai vertici del clan nato nel Rione De Gasperi.







