La famiglia di Ugo Russo, il 15enne morto lo scorso sabato notte mentre tentava di rapinare un carabiniere in abiti civili con la complicità di un 17enne, lancia un appello ben preciso: niente fiori al funerale dell’adolescente che avrebbe compiuto 16 anni ad aprile. Attraverso la voce di Vincenzo Russo, il padre di Ugo, i familiari hanno chiesto ad amici e parenti di donare 1 euro per ciascun fiore all’Ospedale “Pellegrini” di Napoli che fu danneggiato da alcune decine di amici e conoscenti del ragazzo alla notizia della sua morte. “
Siete tutti dispensati dai fiori – fa sapere Vincenzo Russo, tramite l’avvocato Antonio Mormile – vi chiedo di donare 1 euro al ‘Pellegrini’ per ogni fiore che avreste portato a mio figlio”.
Vincenzo Russo, 37enne, padre di Ugo e di altri tre figli, è finito nell’occhio del ciclone per le dichiarazioni rilasciate dopo la morte del figlio.
L’uomo ha definito “una ragazzata” il tentativo di rapina che il figlio, insieme ad un 17enne, avrebbe tentato di compiere ai danni di un 23enne carabiniere in borghese, lo scorso sabato sera nella zona di Santa Lucia a Napoli.
Nelle tasche del 15enne, il personale medico del Pellegrini, ha rinvenuto una collanina d’oro e un orologio. Il padre di Ugo ha affermato che quegli oggetti fossero di proprietà del figlio, tentando così di allontanare l’ipotesi avanzata dagli inquirenti che, invece, presumono che si tratti dei proventi di una rapina messa a segno prima di avvicinare il carabiniere in servizio a Bologna che si trovava a Napoli in licenza.
Nel corso di un’intervista rilasciata a “Chi l’ha visto?”, Vincenzo Russo ha così smentito le accuse riportate da “Il Giornale”: “Possono dire quello che vogliono, io ho precedenti vecchi per droga, l’ultimo reato l’ho commesso nel 2004. Sto andando avanti con il reddito di cittadinanza e c’ho una borsa lavoro che è quasi scaduta”.
Secondo quanto riportato dal quotidiano, il padre del 15enne morto in seguito alle ferite riportate dai due colpi di pistola esplosi dal carabiniere che lo hanno raggiunto prima al torace e poi alla nuca, si sarebbe reso autore di reati analoghi a quello compiuto dal figlio.
La Procura di Milano avrebbe identificato Vincenzo Russo come uno dei membri della “banda dello specchietto”.
I fatti contestati risalirebbero al 24 settembre 2013: in via Ripamonti a Milano, l’auto di un avvocato viene accostata da uno scooter che gli urta lo specchietto, poi il guidatore si ferma e accusa l’avvocato di avergli fatto male alla mano. Appena l’avvocato abbassa il finestrino, arriva un altro scooter, il passeggero lo colpisce al volto e gli strappa una Audermars Piguet da 40mila euro. Nel pomeriggio dello stesso giorno, dall’altra parte di Milano viene messa a segno un’altra rapina identica. La Volante si mette alla caccia degli autori, intercetta due scooter, li insegue. Uno dei motocicli si schianta. A bordo c’è Vincenzo Russo, il padre di Ugo. Viene portato in ospedale, indagato dalla Volante per entrambi i colpi. La sua fotografia viene mostrata all’avvocato rapinato al mattino che lo riconosce senza esitazioni. Ai poliziotti che gli chiedono conto della sua presenza a Milano, Russo spiega di essere disoccupato e di essere salito al nord per cercare di vendere dei profumi, seppure gli agenti non abbiano rilevato flaconi o boccette tra i suoi effetti personali. Inoltre, dalla banca dati della polizia sarebbero emerse altre condanne già ricevute dall’uomo per reati simili. Per la Procura, Vincenzo Russo fa parte delle batterie di napoletani che salgono a Milano per i «colpi dello specchietto» e nella richiesta di rinvio a giudizio gli viene contestata la «recidiva reiterata e specifica».