L’emergenza coronavirus sta sottoponendo gli italiani ad un inaspettato ed imprevedibile banco di prova. Se in alcuni casi, ad alleviare i disagi della quarantena giungono in soccorso i social, le chat e le videochiamate, oltre ai concerti sui balconi, in altri casi non bastano ad alleviare i disagi psicologici che scaturiscono da questa situazione.
A fare il punto della situazione è la Dott.ssa Luisa D’Aniello, Psicologa -psicoterapeuta, Criminologa esperta in psicodiagnostica clinica e giuridico-peritale, di recente balzata agli onori della cronaca nazionale per aver scoperto degli importanti elementi che hanno consentito di riaprire il caso di Romina Del Gaudio, la diciannovenne misteriosamente assassinata, il cui cadavere fu rinvenuto nel bosco della Reggia di Carditello nell’estate del 2014.
In che modo l’emergenza coronavirus si sta ripercuotendo sulle nostre vite?
“Stiamo vivendo un periodo di grandi incertezze. Le informazioni fornite dai media sono state inizialmente ambigue e poi terrificanti: questo virus fino ad ora sconosciuto, ci veniva presentato, da alcuni, come il responsabile di una semplice influenza e solo adesso constatiamo che sta mettendo in ginocchio il nostro sistema economico, oltre al sistema sanitario che è al collasso e soprattutto sta mietendo numerose vittime.
Il nostro modo di vivere è profondamente cambiato. I tempi si sono dilatati e gli spazi si sono ridotti. Le relazioni sociali sono limitate al nucleo familiare ed è cambiata la modalità con cui ci interfacciamo con gli altri. Non ci si tocca, non ci si saluta e ci si evita. L’altro assume una dimensione psicologica differente potrebbe essere, di fatto, la fonte della trasmissione del virus.
È una situazione di emergenza sanitaria, ma anche di emergenza psicologica: si registrano rilevanti peggioramenti sintomatologici dei soggetti che già mostravano vulnerabilità di tipo psichico, la permanenza presso le proprie abitazioni e la diminuzione dei contatti con professionisti della salute mentale rendono i pazienti maggiormente vulnerabili.”
Quali sono i rischi associati alla quarantena?
“Prima di tutto, si registra un incremento della violenza domestica. La convivenza forzata aumenta, sensibilmente, il rischio di divenire facile preda dell’aggressore e allo stesso tempo scoraggia le donne a contattare le forze dell’ordine.
Si è registrato un calo significativo delle denunce per maltrattamenti in famiglia e questo è un dato sconfortante che non rappresenta affatto l’andamento reale del fenomeno, ma descrive una situazione molto grave nella quale le donne vivono il controllo dei propri aguzzini e sono costrette a subire silenziosamente violenza.”
Qual è la paura più diffusa trasmessa dal coronavirus?
“La paura del contagio è divenuta ”un’idea prevalente” che ormai accompagna in maniera costante i nostri pensieri e le nostre azioni.”
Da dove trae origine la nostra preoccupazione?
“Viviamo una situazione mai vissuta finora. Allo stato attuale non è possibile prevedere con certezza quando finirà. L’ignoto è una delle principali cause dell’ansia.
Non abbiamo conoscenza di questo fenomeno e la nostra mente non può utilizzare schemi conosciuti dall’esperienza pregressa per elaborare possibili rappresentazioni degli eventi che sta per affrontare. L’ imprevedibilità del fatto ci dà la percezione di non poter impiegare più adeguatamente le nostre risorse.
Ma, analizziamo la paura.
La paura è un’emozione primaria cioè quelle emozioni che sono presenti in noi sin dalla nascita.
La paura è infatti un sistema adattivo che modula il rapporto tra l’ambiente e l’organismo favorendo la sopravvivenza di quest’ultimo.
Utilizziamo la pura in maniera funzionale e facciamo in modo che essa possa essere utilizzata per proteggerci dal rischio che, attualmente, è reale.
È un periodo in cui, di fatto, il pericolo non deve essere sottostimato. Evitare situazioni che mettono a rischio la nostra incolumità fisica significa provare amore per sé stessi e rispetto e affetto per gli altri.”
Quali sono i comportamenti più comuni in cui si traduce questo senso di paura?
“Ho notato un una disomogeneità nei comportamenti: vi sono contesti in cui la minaccia del contagio è ampiamente sottostimata, in altri la paura si sta trasformando in fobia.
Entrambi i comportamenti non sono funzionali nel primo caso vi è una vi è un tentativo di negare l’esistenza del fenomeno al fine di evitarne i sentimenti negativi troppo forti legati ad esso e ciò può mettere seriamente a rischio l’intera popolazione. Dall’altro lato, invece, la paura si sta trasformando in veri e propri disturbi d’ansia ed è accompagnata da una potente angoscia di morte.”
Quali sono, invece, i comportamenti più giusti da adottare in questa situazione?
“Osserviamo le prescrizioni: possono essere utili sia sotto un profilo sanitario che psicologico.
Le prescrizioni indicate dal governo, rappresentano, sicuramente, la modalità per limitare il rischio, ma contestualmente aiutano a limitare l’ansia.
La mente trova il modo per scongiurare il pericolo e i livelli di ansia si abbassano.
Non dobbiamo avere un atteggiamento oppositivo rispetto a ciò che per il momento ci viene vietato, portiamo rispetto per coloro che non hanno il privilegio di restare a casa, ma sono costretti ad andare a lavoro sottoponendosi ad un forte stress ed ad una maggior possibilità di essere contagiati.
Medici, infermieri, personale sanitario e forze dell’ordine con spirito di abnegazione forte senso del dovere stanno aiutando il prossimo. Sappiate trovare la parte più forte e migliore di voi, quella che ci consente di saper rinunciare! Aiutiamo chi ci aiuta. Restiamo a casa!”
Cosa fare per occupare le giornate in maniera costruttiva?
“Progettiamo cose utili per il futuro, è vero, non sappiamo con certezza quando sarà scongiurato il pericolo , ma nulla è permanente quindi utilizziamo questo tempo per realizzare qualcosa di bello e produttivo saremo più liberi; coltiviamo i nostri affetti, stiamo vicini ai nostri figli e cerchiamo di rendere le loro giornate comunque ricche di esperienze. Comportiamoci da adulti e non trasmettiamo loro le nostre ansie.
Organizziamo in maniera proficua le nostre giornate, non lasciamoci sopraffare dalla malinconia o dalla noia. Durante tutto l’anno lamentiamo di non aver tempo per noi stessi, adesso possiamo dedicarcelo. Facciamo ciò che per ragioni di lavoro o per impegni familiari ci viene impedito.
Utilizziamo la tecnologia per mantenere i contatti con le persone che, attualmente, non possiamo incontrare e confrontiamoci con loro. Parlare con qualcuno significa arricchirsi, ma anche dividere a metà le ansie e preoccupazioni . E’ un momento che ci divide fisicamente ma che ci rende vicini e affini.
Dedichiamo il nostro tempo a fare attività fisica, anche all’interno delle mura domestiche, sarà utile per elevare il livello delle endorfine e aumentare le difese immunitarie.”
Cosa vuole dire ai pazienti affetti da Covid-19 e ai parenti delle vittime?
“Un pensiero va doverosamente rivolto a coloro che hanno contratto il virus. Siate partecipi al processo di guarigione cercate di non concentrarvi sulla paura atavica della morte. La scienza in poco tempo sta facendo passi da gigante e grazie all’intuito dei medici napoletani adesso vi è una grande possibilità di fronteggiare il virus.
L’ultima riflessione, non ultima per importanza, va a coloro che hanno perso la vita da soli e al dolore inconsolabile dei loro parenti. Non potersi prendere cura di un proprio caro rende la situazione ancor più critica e dolorosa.
Aiutare un parente in fin di vita vuol dire sapere di aver fatto tutto il possibile per lui e dà la possibilità successiva di poterne elaborare il lutto. Vivere il suo ultimo respiro è un momento emotivo altamente significativo e significa cogliere l’essenza di tutta la sua vita e rendere onore alla sua esistenza.”