Covid, il governo valuta nuove misure restrittive: ipotesi didattica a distanza e coprifuoco

adobestock_317298661Il continuo aumento dei casi di coronavirus, seppure proporzionale ad un altrettanto elevato numero di tamponi, starebbe spingendo il governo a varare nuove misure restrittive: tra le soluzioni più probabili, la didattica a distanza per gli studenti delle scuole superiori e l’imposizione di un coprifuoco alle 22.

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Ieri sono stati sfiorati i 9mila contagi e gli 83 morti. Milano conta oltre 500 positivi in città e più mille nella provincia, mentre la Campania supera i mille contagi giornalieri. L’epidemia in Italia è in una “fase acuta” e, nel prossimo mese, rischia di raggiungere valori critici in alcune Regioni, secondo il monitoraggio del ministero della Salute-Iss. In 16 Regioni e 2 province autonome l’indice Rt supera 1.

Sono 4.913 i focolai attivi, 1.749 quelli nuovi.  Dieci regioni risultano esposte ad un rischio alto per la tenuta delle terapie intensive, essendo vicine a superare la soglia limite del 30% posti a malati Covid.

Il premier Conte è stato categorico: “Chiudere tutto sarebbe troppo dannoso, proprio adesso che l’economia mostra segni di ripresa, anche se solo per un paio di settimane, è una cosa che non esiste. Dobbiamo aspettare tra i 14 e i 21 giorni per capire gli effetti delle misure attuali, dalla mascherina all’aperto al limite di sei ospiti a casa“.

L’ipotesi di introdurre la didattica a distanza non sarebbe particolarmente gradita al Premier Conte, che ha definito la decisione della Campania di chiudere le scuole “facile ma non un bel segnale per i cittadini” e nemmeno del ministro dell’Istruzione Azzolina, che chiede di non vanificare gli sforzi fatti per riaprire gli edifici scolastici. Le Regioni, dal loro canto, chiedono di valutare la didattica da remoto per gli studenti degli istituti superiori. Bonaccini per esempio ha proposto di arrivare al 50% di didattica digitale alternando casa e scuola.

Se il Governo appare titubante in relazione alla chiusura delle scuole, sembra invece ben più motivato a fermare la movida notturna. A breve è infatti atteso un Consiglio dei Ministri dove non è escluso che si vari un nuovo provvedimento che imponga a bar, ristoranti e altri pubblici esercizi di chiudere alle 22 anziché alle 24 come stabilito dal decreto in vigore.

L’obiettivo è quello di non tornare ad un lockdown nazionale, come invece paventato da alcuni virologi tra cui Andrea Crisanti. Per questo l’intenzione è quella di procedere a chiusure graduali e valutare man mano e di volta in volta i risultati delle strette per capire se imporne altre.

Molto preoccupato Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano e docente all’università Statale di Milano che in merito all’ipotesi di un nuovo lockdown di Natale ha affermato: “All’amico Crisanti è scappata questa idea, è preoccupato come lo sono io. Ma forse qualche segnale importante per dire che stiamo andando a sbattere dobbiamo pure darlo. Non so se ci sarà un lockdown di Natale e non me lo auguro, dobbiamo lavorare strenuamente per evitarlo”.

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