Catania, 5 gennaio 1984 – Pippo Fava è un giornalista, scrittore, drammaturgo, saggista e sceneggiatore siciliano. Carismatico, apprezzato dai propri collaboratori per la professionalità e il modo di vivere semplice, Fava è stato direttore responsabile del Giornale del Sud e fondatore de I Siciliani, giornale antimafia. Il film Palermo or Wolfsburg, di cui ha curato la sceneggiatura, ha vinto l’Orso d’oro al Festival di Berlino nel 1980.
Alle ore 21.30 del 5 gennaio 1984 Giuseppe Fava si trovava in via dello Stadio e stava andando a prendere la nipote che recitava in uno spettacolo teatrale. Aveva appena lasciato la redazione del suo giornale. Non fece in tempo a scendere dalla sua Renault 5 che fu raggiunto da cinque proiettili calibro 7,65 alla nuca. Inizialmente, l’omicidio fu etichettato come delitto passionale, sia dalla stampa sia dalla polizia. Si disse che la pistola utilizzata non fosse tra quelle solitamente impiegate in delitti a stampo mafioso. Si iniziò anche a cercare tra le carte de I Siciliani, in cerca di prove: un’altra ipotesi era il movente economico, per le difficoltà in cui versava la rivista.
Anche le istituzioni, in primis il sindaco Angelo Munzone, diedero peso a questa tesi, tanto da evitare di organizzare una cerimonia pubblica con la presenza delle cariche cittadine. L’onorevole Nino Drago chiese una chiusura rapida delle indagini perché «altrimenti i cavalieri potrebbero decidere di trasferire le loro fabbriche al nord». Il sindaco ribadì che la mafia a Catania non esisteva.
Il funerale si tenne nella piccola chiesa di Santa Maria della Guardia e poche persone diedero l’ultimo saluto al giornalista: furono soprattutto giovani e operai ad accompagnare la bara. Inoltre, ci fu chi fece notare che spesso Fava scriveva dei funerali di stato organizzati per altre vittime della mafia, a cui erano presenti ministri e alte cariche pubbliche: il suo, invece, fu disertato da molti.
Ci sono voluti molti anni per consentire alla verità di emergere: il delitto di Fava fu voluto dalla mafia per “punire” il giornalista per i suoi attacchi sulle collusioni che legavano gli imprenditori, i politici e i mafiosi catanesi.
Nel 2003, quindici anni dopo l’agguato, Maurizio Avola, divenuto collaboratore di giustizia e reo confesso, e’ stato condannato a 7 anni di reclusione. I boss mafiosi Benedetto Santapaola e Aldo Ercolano sono stati condannati all’ergastolo quali mandanti. Sui possibili mandanti politici si è indagato per anni, ma senza risultato.