Il primo paziente risultato positivo al covid a Codogno, un comune milanese sconosciuto ai più fino a quel momento e diventato il cuore nevralgico della prima fase dell’emergenza coronavirus, una coppia di turisti cinesi ricoverata a Roma e il rientro di 55 italiani da Wuhan, quella cittadina della Cina diventata ormai tristemente celebre quale fonte d’origine della pandemia più violenta di tutti i tempi.
Inizia così, ufficialmente, un anno fa, il 21 febbraio del 2020, l’anno più critico e concitato della storia d’Italia e dell’intera umanità.
Era la sera del 20 febbraio 2020, quando all’ospedale di Codogno arrivò il risultato del tampone fatto a Mattia Maestri: il 38enne ricercatore di una multinazionale con base a Casalpusterlengo. Un tampone che decretò un severo verdetto: il 38enne era positivo al Sars-CoV2. Mattia Maestri fu prontamente ribattezzato il paziente 1. I media riportavano già da qualche settimana le notizie che rimbombavano dalla tv delle case degli italiani e che narravano quanto stesse accadendo nella sconosciuta cittadina di Wuhan, una realtà che agli occhi degli italiani appariva troppo distante per costituire una minaccia per le loro vite. Poi, i fatti hanno stravolto queste falsate convinzioni, ridisegnando una nuova quotidianità nelle vite di tutti.
Dal giorno seguente, quindi dal 21 febbraio, i media italiani iniziano a parlare del coronavirus come una minaccia che serpeggia anche tra le vite degli italiani.
Inizia il tracciamento dei contatti, le istituzioni lavorano per rintracciare le persone con le quali il paziente 1 è entrato in contatto. Codogno, cittadina con poco più di 15mila abitanti del Lodigiano, è la prima realtà italiana a fare i conti con il contagio, i tamponi, gli isolamenti.
Il coronavirus viene descritto come una polmonite violenta che in alcuni pazienti, soprattutto in quelli già affetti da patologie, può avere un rapido decorso che porta ad un rapido peggioramento del quadro clinico.
Di giorno in giorno, i contagi non solo aumentano, ma si registrano anche in altre regioni italiane: è il preludio di uno scenario che inevitabilmente porta il governo a propendere per l’introduzione di soluzioni drastiche.
Prende così il via un’epidemia che trasforma il paese, cancellando abitudini, attività, libertà. I supermercati si svuotano, i decreti del presidente del consiglio dei ministri si susseguono velocemente, le attività produttive non indispensabili si fermano, gli uffici si chiudono aprendo la strada al lavoro a distanza, così come le scuole, che cercano, come possono, di mettere in atto la didattica a distanza.
Il lockdown introduce nella nostra vita delle abitudini impensabili, fino a pochi mesi prima, dalla didattica a distanza allo smart working, imponendo la chiusura delle attività non indispensabili, dando ufficialmente il via all'”emergenza nell’emergenza” che introduce una crisi economica dalla quale moltissime attività non sono di fatto riuscite a riprendersi, decretando la chiusura definitiva di negozi ed attività ristorative. Chiusi anche i cinema, i teatri, stop ai concerti e agli spettacoli: una durissima stangata per i lavoratori dello spettacolo. Tantissime le categorie messe a dura prova dall’emergenza covid che concorre rapidamente ad incrementare il tasso di povertà. Aumenta di giorno in giorno il numero delle famiglie italiane impossibilitate a fare la spesa e ad assicurarsi anche il minimo indispensabile per sopravvivere.
Il lockdown è anche il momento in cui l’Italia riscopre e rispolvera la sua anima più generosa e benevola, dando il via ad una commovente catena di solidarietà che di fatto risulta provvidenziale per le famiglie più in difficoltà.
Durante il lockdown gli italiani affrontano il virus con ottimismo, abbracciandosi virtualmente, e dandosi appuntamento sugli stessi balconi ai quali hanno affisso striscioni sui quali primeggia il leitomotiv della pandemia “Andrà tuto bene”. Le immagini che immortalano le serenate dai balconi di tutte le città d’Italia, con grandi e piccini che intonano canzoni a squarciagola, fanno il giro del mondo, ma poi i mesi passano, la pandemia non accenna a mollare la presa e l’ottimismo si tramuta in rassegnazione.
Niente più canzoni, ma tante, tantissime proteste da parte di lavoratori esasperati che rivendicano aiuti da parte dello Stato, se non possono lavorare per sopravvivere.
Dall’inizio dell’epidemia, in Italia 95.486 sono morte di covid-19, di cui 326 medici.
Sono 23 i Dpcm emanati dal governo italiano per introdurre limitazioni utili a contenere i contagi da covid-19.
L’acquisto di igienizzanti per le mani, guanti e mascherine è schizzato alle stelle, al pari della farina e del lievito di birra, soprattutto durante il lockdown, momento in cui gli italiani hanno ingannato il tempo da trascorrere tra le mura domestiche soprattutto dilettandosi ai fornelli. Boom esponenziale degli acquisti online che, di contro, hanno sancito il tracollo di molti negozi al dettaglio.