La I Sezione della Corte di Assise di Napoli ha condannato all’ergastolo con isolamento diurno Tamarisco Francesco, già capo dell’omonima organizzazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti, riconosciuto colpevole, quale mandante, dell’omicidio di Matilde Sorrentino.
Il dibattimento, iniziato il 20 febbraio 2019, si è protratto per 43 udienze, nel corso delle quali sono stati sentiti 11 collaboratori di giustizia, nonché molteplici testi. L’esecutore materiale dell’omicidio, Alfredo Gallo, sempre protestatosi innocente, era già stato condannato all’ergastolo nel maggio del 2005 dalla Corte di Assise di Napoli con sentenza definitiva. Determinante la testimonianza del figlio di Matilde Sorrentino che lo aveva riconosciuto al momento di darsi alla fuga.
La storia di Matilde Sorrentino è giunta tristemente all’epilogo il 26 marzo del 2004. La 49enne fu freddata sulla porta di casa, a Torre Annunziata, raggiunta da vari colpi di pistola al volto e al corpo. Un’esecuzione in piena regola per una mamma che ha combattuto come una leonessa per difendere suo figlio, finito in una rete di pedofili.
Il nome di Matilde Sorrentino figurava tra quelli dei testimoni decisivi per smascherare una banda di pedofili nel popolare “rione dei Poverelli” di Torre Annunziata.
E’ stato accertato che il killer è entrato nel condominio dove abitava la vittima appena dopo le 20.30, senza farsi notare, e ha bussato all’abitazione di Matilde Sorrentino. In casa c’erano la vittima e il marito, un operaio in pensione, anch’egli incensurato. Appena ha aperto la porta, la donna è stata raggiunta da diversi proiettili: il primo al volto, gli altri al petto. Le autorità hanno disposto un programma di protezione per Antonio Gallo, di 57 anni, marito di Matilde Sorrentino e per i due figli della donna, uno dei quali era stato fra le vittime dei pedofili. Sorveglianza anche per altre due donne che nel ’97 denunciarono, come fece Matilde Sorrentino, i casi di pedofilia nella scuola elementare di Torre Annunziata.
Nel giugno 1999, il Tribunale di Torre Annunziata emise la sentenza: 19 condanne e due assoluzioni. Le pene più pesanti furono inflitte a Pasquale Sansone, bidello della scuola del rione dei Poverelli (15 anni di reclusione) e a Michele Falanga, titolare di un bar (13 anni). Tuttavia gli imputati vennero scarcerati per la scadenza dei termini di custodia cautelare. Trascorsero poche settimane e, in due distinti agguati, il 26 e 27 luglio, Falanga e Sansone furono uccisi. Due omicidi con un unico movente: chi ha ammazzato, con ogni probabilità affiliati alla camorra – sostennero gli inquirenti – lo ha fatto per punire i seviziatori dei bambini. Oltre al caso della scuola del popolare rione Poverelli, il centro vesuviano è stato teatro di un’altra grande inchiesta sulla pedofilia online, nella quale gli inquirenti accertarono che un’organizzazione russa produceva e vendeva, attraverso un proprio portale, foto e video di contenuto pedopornografico. La vicenda provocò anche forti polemiche negli ambienti politici sia per la diffusione di immagini nei telegiornali, sia per la denuncia da parte dei magistrati dell’esistenza di una presunta lobby di pedofili. Nell’inchiesta furono coinvolti diversi insospettabili, tra cui professionisti e imprenditori che avrebbero divulgato il materiale.
Aveva solo 7 anni, Salvatore, il figlio di Matilde Sorrentino, quando insieme ad altri bambini del III Circolo Didattico di Torre Annunziata finì nelle mani di una banda di orchi che li violentò dopo averli storditi con alcool e minacciato con armi di fortuna. Un incubo che finalmente ha conosciuto la parola “fine”. Dopo il calvario iniziato con le violenze, le minacce, gli abusi continui. E le denunce delle tre giovani madri: una di loro era proprio Matilde Sorrentino, uccisa nel 2004 a soli 49 anni sotto gli occhi di Salvatore, da uno di quegli orchi, per vendetta. Nel frattempo Salvatore, negli anni che seguirono, iniziò la trafila di processi: perse anche il padre, stroncato da infarto e così fu affidato al fratello maggiore.