Rosario Mauriello era un giovane studente di 24 anni, viveva nel comune napoletano di Melito di Napoli e sognava di diventare poliziotto.
L’11 gennaio 1994 fu freddato dai sicari del Clan di Lauro mentre camminava per strada. Il 24enne fu vittima di uno scambio di persona. I killer del clan lo scambiarono per il reale obiettivo dell’agguato.
Nonostante i familiari abbiano sempre urlato a gran voce l’estraneità di Rosario dai contesti malavitosi, sono trascorsi più di 20 anni prima che il suo nome venisse aggiunto all’elenco delle vittime innocenti della criminalità.
Nel 2018, grazie alla testimonianza del collaboratore di giustizia Tommaso Prestieri, intervistato da Roberto Saviano, Rosario ottenne la giustizia che la sua morte violenta rivendicava: fino a quel momento la sua morte era stata derubricata come un regolamento di conti interno alla camorra, malgrado non vi fossero elementi tangibili che legassero il 24enne al contesto criminale locale.
Queste le dichiarazioni di Prestieri: “Il ragazzo fu ammazzato per errore, dovevamo uccidere un altro giovane che dava fastidio ai cantieri delle famiglie a Marano, ma noi killer non lo conoscevamo… mentre la vittima era a terra ancora in vita, il ragazzo gridava ‘no, no’ ma i killer lo finirono lo stesso”.
Prestieri aggiunse poco dopo: “La cosa che mi ha colpito di questa storia più di tutto è che la mamma di questo ragazzo andò in tutte le trasmissioni per dire che il figlio non era camorrista, ma nessuno la credeva”.