Covid, Italia verso l’addio alla mappa dei colori: ecco cosa cambia

coloriregioniL’addio alla mappa dei colori in Italia è sempre più vicino. La curva della pandemia ha ormai raggiunto il plateau e un cambio di passo è necessario. Anche perché, secondo molti esperti, la curva epidemiologica a breve comincerà la fase di discesa. Zona gialla e zona arancione dovrebbero essere abolite, mentre l’unica forma di restrizione che potrebbe perdurare potrebbe essere quella riconducibile alla zona rossa.

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Il nodo più spinoso da sciogliere, tuttavia, resta quello delle scuole. Sul tavolo ci sarebbe la proposta di introdurre anche alle elementari la norma esistente alle superiori: se due alunni risultano positivi al Covid, gli altri vaccinati possono comunque restare in classe indossando le mascherine Ffp2.

Era prevista alle 17 di mercoledì 26 gennaio, la riunione tra tavolo tecnico, dirigenti del Ministero della Salute e i rappresentanti delle Regioni. Invece, la Conferenza unificata e quella Stato-Regioni, che erano in programma oggi dopo la Conferenza delle Regioni, slittata anche questa, sono state sconvocate a causa della concomitanza con l’elezione del presidente della Repubblica e rimendate al 2 febbraio. Tante le richieste arrivate dai governatori. Anche per Andrea Costa, sottosegretario alla Salute, la mappa dei colori è ormai da accantonare. Anche perché con l’introduzione del Green pass, sia quello base che quello rafforzato, zona gialla e zona arancione sono praticamente andate a sovrapporsi. L’unico colore che potrebbe rimanere è il rosso. Una Regione entra in zona rossa quando l’occupazione dei posti letto supera la soglia sia in terapia intensiva, 30%, che in area medica, 40%. Coloro che finiscono in zona rossa sono raggiunti da limitazioni molto severe, praticamente si tratta di un ritorno al lockdown. Per il momento comunque nessuna Regione è a rischio: i ricoveri stanno infatti diminuendo in tutte.

Sul tavolo anche il conteggio dei pazienti ricoverati, molti dei quali si trovano in ospedale per patologie diverse dal Covid-19, nonostante alcuni di loro siano magari risultati positivi al tampone antigenico. Ma su questo punto ministero della Salute e governatori sembrano in accordo. Anche in altri Paesi la questione ha creato non poco dibattito, come per esempio in Gran Bretagna. Esperti dell’Iss e del ministero della Salute sembrano d’accordo con l’accettare la distinzione tra i ricoverati, ma vogliono continuare a contare i pazienti positivi negli ospedali. Questo perché un ricoverato con il Covid deve comunque essere gestito in modo diverso dal reparto ospedaliero in cui si trova. Dato che, come avevamo già detto nei giorni scorsi, i primi che hanno ricevuto la terza dose, ovvero lo scorso settembre, rischiano da fine marzo di vedere il loro super Green pass scaduto, anche la regola sulla durata della certificazione dovrà essere rivista. Altrimenti il rischio è che milioni di italiani si trovino in primavera senza il certificato, che dal primo febbraio avrà una validità di sei mesi, nonostante abbiano ricevuto anche la dose booster.

Il generale Francesco Figliuolo, commissario per l’emergenza, ha spiegato che “c’è un tavolo tecnico che sta lavorando sulle regole della scuola, presto le famiglie avranno delle risposte”. Un tema piuttosto spinoso è quello relativo alle elementari. In una nota, Flc Cgil ha sottolineato: “Bisogna rivedere le norme sulla rilevazione del T0 – T5, il cui fallimento è sotto gli occhi dello stesso ministero”. Infatti se un alunno è positivo, tutti i suoi compagni di classe devono sottoporsi a un tampone (T0). Difficile però che gli interventi siano tempestivi. Continua la nota: “La sorveglianza con testing ha senso solo se viene assicurata la possibilità di effettuare il tampone con immediatezza e consentendo, in caso contrario, la possibilità di ricorrere direttamente alla dad per 10 giorni”. La didattica a distanza potrebbe venire ridotta a sette giorni.

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