Le ragazze che non hanno raggiunto la maggiore età possono acquistare la pillola dei cinque giorni dopo senza ricetta.
Lo ha stabilito il Consiglio di Stato, che ha confermato la sentenza del Tar del Lazio di giugno 2021 e ha respinto i ricorsi di alcune associazioni “pro vita”. Una decisione che conferma anche le indicazioni dell’Agenzia italiana per il farmaco (Aifa), che fin dall’ottobre del 2020 si era espressa a favore della vendita del farmaco contraccettivo EllaOne senza prescrizione medica anche alle minorenni.
La motivazione data dai giudici è che la contraccezione d’emergenza “non va confusa con l’interruzione volontaria di gravidanza”. La pillola, infatti, “non è un farmaco abortivo” ma la si può considerare un “farmaco da banco” il cui meccanismo d’azione è “antiovulatorio“. La differenza fondamentale alla base, insomma, è tra medicinale abortivo e contraccettivo. EllaOne contiene ulipristal acetato, una sostanza che agisce prima dell’impianto dell’embrione e “Dagli studi scientifici che sono alla base della determina – scrivono i giudici – risulta che il farmaco ‘ElleOne’ non deve essere confuso con il regime farmacologico usato per l’interruzione volontaria della gravidanza”. In sostanza “Nessuna violazione della normativa sull’interruzione volontaria di gravidanza è quindi configurabile” perché “non viene in rilievo un atto medico somministrato ad un paziente” bensì la volontaria assunzione di un medicinale d’emergenza.
Il Consiglio di Stato convalida così la decisione di Aifa di modificare il regime di fornitura della pillola, rendendola accessibile alle giovani ragazze senza necessità di ricetta, che ritiene “legittimo, non ponendosi l’eliminazione della prescrizione medica in contrasto da un lato con il diritto del minore ad una corretta informazione e dall’altra con il diritto dei genitori o di chi ne fa le veci a sostituirsi al minore”. I medicinali da banco sono infatti esclusi “dal novero dei trattamenti sanitari in senso stretto che coinvolgono tutta una serie di questioni specifiche – si legge ancora nella motivazione dei giudici – tra cui quella del consenso e più in generale della relazione tra medico e paziente”.
Il nuovo regime stabilito per la pillola dei cinque giorni dopo (come, in precedenza, per quella del giorno successivo al rapporto sessuale Norlevo) dall’Agenzia italiana per il farmaco nel 2020 aveva scatenato le proteste delle associazioni pro vita, tra cuiMedici Cattolici Italiani, Family Day, Associazione Pro Vita e Famiglia, Movimento per la Vita Italiano. Queste contestavano la decisione di aprire anche alle under 18 la possibilità di acquistare il farmaco senza ricetta medica; tra le motivazioni portate avanti in tribunale c’era appunto quella riguardante una possibile violazione del diritto del minore ad una corretta informazione e del diritto di chi esercita la responsabilità genitoriale a sostituirsi ad esso. “Col venir meno della prescrizione viene venuto meno anche il consenso informato, nei confronti delle pazienti, con il pericolo di somministrare una pillola così importante (e con gravi effetti collaterali) come fosse una normale aspirina”, sostenevano le associazioni.
Per il Consiglio di Stato, invece, al pari degli altri farmaci da banco, per EllaOne è necessario solo decidere la volontaria assunzione perché facendo “diversamente, opinando ogni farmaco da banco richiederebbe l’attivazione del meccanismo di tutela del minore con la contestuale prestazione di consenso da parte dei genitori o di chi ne fa le veci”. Secondo i giudici dunque, il consenso dei genitori o di che ne fa le veci frustrerebbe la libertà sessuale della minore e per questo non può essere richiesto obbligatoriamente.