L’Italia continua a fare le scorte di gas per l’inverno, ma i timori per l’autunno restano: da una parte per l’aumento dei prezzi (superati di nuovo i 240 euro al megawattora, quattro volte più di gennaio) e dall’altra per la possibile riduzione delle forniture russe. Il caro energia e il tema del gas saranno la prima sfida del nuovo governo che scaturirà dalle prossime elezioni in programma il 25 settembre. Anche perché l’attuale trend su prezzi e forniture sembra portare verso inevitabili conseguenze sulle bollette per famiglie e imprese.
L’Italia, in vista dell’autunno, si è già mossa da tempo e sta riducendo la dipendenza da Mosca, soprattutto stringendo altri accordi come quelli con l’Algeria. Al contempo si pensa anche a un piano di riduzione dei consumi: ci sarà un taglio del 7%, come previsto dal piano Ue (per ora non obbligatorio), ma non solo, perché potrebbero scattare razionamenti anche nelle scuole.
Il piano di razionamenti, che potrebbe scattare in caso di maggiore allerta gas, riguarderebbe prima di tutto l’industria. Si parla anche di possibile spegnimento delle luci e dei monumenti la sera, così come di chiusura anticipata dei negozi. E, ora, si pensa anche a un taglio dei consumi per le scuole italiane.
Il piano di riduzione dei consumi potrebbe estendersi anche alle scuole. Così i dirigenti scolastici stanno già pensando a una strategia anti-crisi, a partire dallo spegnimento di luci e riscaldamenti in classe quando non necessari.
Si punta a impianti più moderni e alla possibilità di sfruttare il più possibile la luce solare. Una delle priorità è spegnere le luci nelle aule in cui non c’è nessuno, cosa che spesso non avviene perché gli impianti sono generali e gli interruttori possono spegnere e accendere le aule di un intero piano se non dell’intero edifico, senza alcuna autonomia per i singoli ambienti.
Una riduzione dei consumi a scuola potrebbe riguardare i riscaldamenti, con temperature più basse di uno o due gradi rispetto agli anni passati. La decisione sull’accensione, comunque, non verrebbe presa dalle scuole ma dai municipi, motivo per cui viene chiesto un confronto con gli enti locali.
Inoltre si chiede una revisione degli impianti, considerando i problemi dei riscaldamenti che riguardano tantissime scuole in tutta Italia.
L’obiettivo è quello di affidare la gestione dei riscaldamenti agli istituti, magari permettendo di organizzare accensione e spegnimenti per le singole classi, differenziando tra quelle al sole e quelle all’ombra. Inoltre potrebbero cambiare i periodi di accensione (a novembre, soprattutto al Sud, potrebbe non servire) e si potrebbero spegnere i riscaldamenti nelle aule non utilizzate.