Gli abitanti del Lotto O di Ponticelli e i residenti nelle zone adiacenti al fortino del clan De Luca Bossa, al cospetto del lungo e fragoroso spettacolo pirotecnico andato in scena poco prima della mezzanotte di lunedì 19 settembre, hanno ipotizzato che fosse in corso un tributo a San Gennaro, Santo Patrono della città di Napoli, per ringraziarlo del prodigio della liquefazione del sangue compiuto poche ore prima e che da tempo immemore è sinonimo di buon auspicio per il popolo napoletano.
In realtà, quella lunga carrellata di fuochi d’artificio ha un significato assai più profano: il ritorno in libertà di Christian Marfella. Il fratellastro di Antonio De Luca Bossa, scarcerato lo scorso 27 giugno, era monitorato a distanza con il braccialetto elettronico e dal mese di agosto stava beneficiando di un permesso che gli consentiva di uscire dalle 18 alle 20. Dalla mezzanotte di martedì 20 settembre, così come rimarcato dalla sonora pioggia di fuochi esplosa nel fortino del clan De Luca Bossa, Marfella ha terminato di scontare la sua pena ed è un uomo libero.
Figlio di due personaggi di primo ordine della camorra partenopea, la lady-camorra del Lotto O di Ponticelli Teresa De Luca Bossa e il boss di Pianura Giuseppe Marfella, fin dai primi vagiti, Christian ha seguito le orme del fratellastro, quel Tonino ‘o sicco che è stato arrestato quando lui aveva appena 5 anni, decidendo di marcare la scena camorristica della periferia orientale partenopea, a differenza degli altri figli di Giuseppe Marfella che, invece, si sono insediati a Pianura.
Arrestato a febbraio del 2013, all’età di 19 anni per associazione di tipo mafioso, omicidio e reati di droga, Marfella jr è stato condannato a 10 anni e 18 mesi ed è tornato in libertà poco più che trentenne, dopo aver trascorso gli anni migliori della sua giovinezza in regime detentivo. Il segno distintivo di Christian Marfella è il vistoso tatuaggio che sfoggia sul collo: “Tonin’ ‘o sicc’”, il soprannome del fratellastro, Antonio De Luca Bossa, detenuto al 41 bis e condannato all’ergastolo in via definitiva per diversi omicidi. Secondo fonti vicine alla cosca del Lotto O, di recente, avrebbe consolidato il senso d’appartenenza alla famiglia-clan con un altro vistoso tatuaggio: De Luca Bossa.
Un’intenzione rilanciata anche e soprattutto con i fatti: pochi giorni dopo il suo ritorno a Ponticelli, un commando capeggiato da Emmanuel De Luca Bossa mise la firma su un agguato non andato a buon fine contro i De Micco in viale Margherita. Inoltre, Marfella ha sfruttato le due ore di libertà di cui ha beneficiato mentre era ancora ai domiciliari per annunciare in maniera inequivocabile le sue intenzioni a suon di “scese”. Le sue processioni, a bordo di una moto di grossa cilindrata, hanno animato i pomeriggi estivi, concorrendo ad arroventarli e non sono di certo passate inosservate agli occhi dei civili e dei rivali. Tant’è vero che Marfella è sopravvissuto fortunosamente ad un agguato lo scorso 24 agosto. In quell’occasione Marfella è finito nel mirino dei killer mentre, come di consueto, transitava nel Rione De Gasperi. Quel giorno trovò un’auto ad attenderlo, parcheggiata con il motore acceso nella zona delle “case murate” dell’ex fortino dei Sarno. Malgrado la raffica di proiettili che il sicario a bordo dell’auto che lo inseguiva indirizzò a Marfella, il rampollo di casa De Luca Bossa è riuscito a mettersi in salvo, seppure l’inseguimento sia proseguito lungo via De Meis per diversi metri, fino a quando Marfella non ha imboccato via Bartolo Longo per poi rifugiarsi nel vicino Lotto O, fortino del clan De Luca Bossa. Agli attentatori sarebbe bastato sbarrare la via d’uscita del rione De Gasperi che sfocia su via De Meis per tendere una trappola mortale al rivale.
Sopravvissuto fortunosamente ad un agguato che ha palesato in maniera inequivocabile le intenzioni dei rivali, Marfella per diversi giorni è rimasto rintanato nell’arsenale del clan, guardandosi bene dal seguitare ad esporsi ad altri pericoli, ma di recente, già prima che terminasse di scontare la pena agli arresti domiciliari, era già tornato a mostrarsi in giro per le strade del quartiere, come a voler ostentare una ritrovata sicurezza.