Il 3 ottobre del 1985, la camorra entrò in azione per uccidere il 35enne vicesindaco Mario Biscardi, reo di essersi battuto per affermare la legalità, praticando una politica volta a sventare infiltrazioni e speculazioni in relazione ai fondi stanziati per le ricostruzioni del post-terremoto. Un omicidio che matura al culmine di un’escalation di episodi intimidatori e violenti che avevano profondamente turbato la quiete di un a cittadini tranquilla e tutt’altro che avvezza ad accogliere eventi simili.
Biscardi era un amministratore integerrimo, non voleva saperne di cedere alle logiche di chi avrebbe voluto speculare, gestendo a proprio vantaggio i soldi stanziati dopo il terremoto dell’Ottanta. Per l’omicidio del vicesindaco di Sant’Agata dei Goti fu indagato un pregiudicato del posto, ritenuto contiguo ad un clan di Marcianise e già accusato di racket. Tuttavia, pochi giorni dopo l’assassino di Biscardi, anche il principale indagato rimase vittima di un agguato di stampo camorristico.