La cottura passiva della pasta, tra le soluzioni proposte dal governo per ridurre i consumi di gas, non ha affatto convinto gli italiani, perchè rende la pasta gommosa.
Barilla, forte della sua potenza mediatica e della consolidata esperienza in materia di pasta, lancia una campagna per promuovere la contestatissima cottura passiva.
Questa pratica, diversamente denominata anche cottura a fuoco spento, consiste nel ridurre a due minuti il tempo di cottura a fuoco acceso, dopo aver portato l’acqua ad ebollizione. Dopodichè si spengono i fuochi e, messo il coperchio sulla pentola, si fa raggiungere passivamente il tempo di cottura indicato nella confezione del formato di pasta prescelto.
Tutto ha avuto inizio lo scorso settembre, quando il premio Nobel italiano per la fisica, Giorgio Parisi, aveva condiviso un post con la ricetta della cottura a fuoco spento della pasta, innescando un dibattito che si è protratto per diverse settimane.
Una proposta mal recepita dagli italiani, in quanto il risultato finale è tutt’altro che simile a quello della pasta cotta con il metodo tradizionale. Un dibattito al quale hanno aderito autorevoli chef e moltissimi esperti in materia di food, anche proponendo altri metodi di cottura alternativi in assenza di gas.
A riaprire la polemica una campagna social, dove Barilla incoraggia gli italiani a rivolgere verso il pianeta “un piccolo gesto d’amore”. Come? Praticando la cottura passiva della pasta.
Sostiene Barilla: vi sembra poco un piatto di pasta per ridurre i consumi e “combattere il cambiamento climatico”?
Ad accompagnare la campagna social di Barilla c’è Jacopo Malpeli.
Secondo lo chef dell’Osteria del Viandante di Rubiera (Reggio Emilia), con la cottura passiva la pasta viene sottoposta a un livello di stress inferiore rispetto alla cottura tradizionale. Che si ripercuote in una minore dispersione di amido e glutine, elementi utili per “risottare” la pasta.
Alla fine, secondo Malpeli, la pasta uscirebbe perfettamente al dente e con tutte le proprietà nutritive mantenute.