Nunziante Scibelli ha 26 anni quando viene assassinato il 30 ottobre 1991 nel comune avellinese di Quindici: è la prima vittima innocente di una faida di camorra in corso in quel momento storico nella zona del Vallo Di Lauro.
Quel giorno, Nunziante era in auto con la moglie, quando fu raggiunto dai proiettili dei sicari. Un clamoroso scambio di persona, quella domenica, portò i killer ad uccidere un giovane estraneo alle dinamiche camorristiche che si accingeva a diventare papà al posto del reale obiettivo dell’agguato.
Guardia giurata di professione, Nunziante era in auto con la moglie Francesca Cava di 24 anni e si stava dirigendo verso l’ospedale dove il padre era ricoverato. Superata la frazione di Ima, nel comune di Lauro, lungo la strada i due sposi furono fermati dai killer. L’auto di Nunziante fu raggiunta da una raffica di proiettili che non lasciarono scampo al giovane che morì il giorno seguente all’ospedale Cardarelli di Napoli, per le gravi ferite riportate a testa e torace. Salva per miracolo, invece, Francesca che dopo la gravidanza diede alla figlia il nome del padre che non aveva mai conosciuto.
Nunziante morì vedendosi negare la gioia di diventare padre perchè possedeva una Giulietta di colore scuro, come quella sulla quale viaggiavano i reali obiettivi che erano dietro di lui: Antonio Cava, figlio del boss Salvatore Cava (Tore ‘ e Clelia), e Aniello Grasso, altro esponente del clan di Quindici. A sparare quella sera furono Antonio e Felice Graziano che nell’incertezza causata da due macchine “uguali” decisero di aprire il fuoco sulla prima, proprio quella dove viaggiavano Scibelli e sua moglie.