Rosa Andolfi, la 29enne deceduta all’ospedale Villa Betania di Ponticelli poche ore dopo aver partorito il secondo figlio, poteva essere salvata dai medici. A rivelarlo è la perizia dei consulenti nominati dal giudice.
I fatti avvennero la notte tra il 19 e il 20 febbraio 2020, cinque ore dopo il parto.
Le conclusioni dei consulenti hanno ribaltato la verità accertata dai periti nominati dagli inquirenti. Motivo per il quale i familiari della giovane mamma deceduta prematuramente chiedono la riapertura del caso.
La 29enne originaria di Piazza Mercato era al suo secondo parto. Ricoverata il 17 febbraio 2020, sarebbe giunta all’ospedale di Ponticelli in condizioni già gravi a causa di due malattie congenite differenti e di una patologia respiratoria cronica. Proprio le patologie pregresse avrebbero concorso a peggiorare le sue condizioni, spingendo i medici ad optare per il parto cesareo. Il parto avvenne due giorni dopo, il 19 febbraio, il bambino nacque nel Dipartimento Materno-Infantile del Villa Betania, pesava due chili e trecento grammi ed era in buona salute. Tutt’altra sorte, invece, quella alla quale è andata incontro la madre, le cui condizioni si aggravarono subito dopo il parto rendendo necessario il ricovero in terapia intensiva per problemi respiratori, ma non bastò a salvarle la vita. Rosa morì cinque ore dopo aver messo al mondo il suo secondogenito.
“Quanto emerso è gravissimo: nei prossimi giorni la famiglia depositerà una denuncia nei confronti dei consulenti medici”, fanno sapere i legali della famiglia della 29enne che, grazie a delle loro indagini difensive, riuscirono anche a scoprire che quella tragica notte in servizio c’era anche un medico rianimatore radiato dall’albo nel 2015.